Sola andata

Sola andata

giovedì 26 marzo 2020

Non è questo il punto. O perlomeno non lo sono io

Ci pensavo già da un anno. Passavo giorni interi a chiedermi come avrei potuto fare, se potevo permettermi di farlo, che conseguenze avrei avuto, se ne avevo davvero bisogno oppure si trattava solo di un capriccio in un momento di stanca. Ho pensato per un sacco di volte alla possibilità di un anno sabbatico. Un anno tutto per me, ad occuparmi di cose che mi piace fare senza altro obbligo che assecondare un programma rigido ma totalmente indipendente. Sarebbe stata la mia terza esperienza di vita totalmente slegata da tutto, senza dover rendere conto di niente ad altri che a me stessa. La prima volta in cui ho assaporato questo stato di grazia è stato esattamente venti anni fa, in una torrida e magnifica estate in cui rimasi da sola a casa per tutto agosto per finire la tesi. Attrezzai il freezer con dei panini, scatolette e nulla più. Sveglia alle sette, colazione, mezz’ora di allenamento (a casa vanto una palestra che rimpiango molto) e poi scrivevo la tesi per tutto il tempo che potevo. Così fino al tassativo orario delle 19:00, orario in cui mi dedicavo ad attività dilettevoli o innaffiavo le piante. Andavo a dormire non più tardi delle 22:30. Finii nei tempi la mia tesi, che mi valse pure la lode ma questo, ormai, non conta più se non come prova assurda di una mia intelligenza scientifica che ancora non mi posso spiegare. Conta solo che fu l’estate più bella della mia vita. La mia prima esperienza di totale solitudine prolungata si rivelò essere la cosa più bella della mia vita.

È successo ancora a cavallo tra il 2007 e il 2008, periodo in cui il mondo piombò in una delle più tremende crisi economico finanziare della storia. Io avevo intanto fatto cose “gloriose” come licenziarmi dal mio primo lavoro e concluso un dottorato che in alcun modo mi avrebbe visto proseguire una carriera accademica. Sono rimasta a casa per circa nove mesi. Facevo essenzialmente due cose: fingevo di preoccuparmi di un lavoro che non trovavo. E per il resto del tempo passavo la mia vita in mansarda a vedere film tutto quanto il giorno, scrivevo e correvo sul tapis rouland. Avrei continuato volentieri fino alla fine dei miei giorni se, nel frattempo non avessi vinto il concorso che mi vede qui a Milano da dieci anni.
Ovviamente oggi la mia gratitudine è infinita per evidentissime ragioni, eppure qualche volta ancora ci penso a cosa sarei diventata se invece dello scientifico avessi fatto il classico e invece di economia avessi fatto lettere classiche. Forse avrei fatto una fine bruttissima, valorizzando il mio lato sognatore e  svagato...no, non me la sarei proprio cavata, ne sono quasi certa.

Oggi, un agente esterno del tutto inaspettato asseconda a sua insaputa un progetto che non sapevo come realizzare: io volevo passare un po’ di tempo chiusa in casa a fare quello che mi pare, senza il senso di colpa, gli obblighi di un quotidiano da società organizzata, senza alcuna responsabilità se non il mio ascolto interiore. Io questo volevo. Non ho mai chiesto altro. Ho già ribadito tante volte che la solitudine non è per me fonte di alcuna disperazione, che coltivo affetti molto profondi anche senza la necessità della presenza fisica, che non mi manca l’avere dei figli e men che meno un marito.  Ho già detto tutto questo senza trovare minimamente sbagliato o egoistico un simile atteggiamento. Per me tutto questo è solo una magnifica e irripetibile occasione. Perché sono adulta, ma non vecchia, perché non sono vittima di dipendenze che mi creano inquietudini, perché non ho fragilità che richiedono cure dall’esterno. Perché me lo posso permettere. Perché sono capace di allenarmi pure in una casa piccola come questa. Perché non sono una smaniosa...

Ma non è questo il punto. Il punto non sono io. E per quanto possa dirmi accontentata da una situazione così assurda, ma che pure ho tanto vagheggiato per la mia personale condizione, spero che tutto finisca prima possibile. Pure il mio stato di grazia. Mi pare più che giusto


Nessun commento:

Posta un commento