Sola andata

Sola andata

lunedì 1 gennaio 2024

Tanto per continuare, cominciamo

 Nessuna scusa. Se il primo dell’anno parte con il lunedì, allora tutto riparte davvero. Il reset è senza ambiguità: è questa la vera occasione di mettere subito in pratica i buoni propositi con un focus ben delineato da scadenze rotonde, blindate, senza sbavature cronologiche. Io sono ormai lontana da certi riti irrispettosi del proprio tempo interiore, del ritmo individuale che è inevitabilmente tarato su parametri differenti da quelli dettati dalla convenzione. Sono anni che non cedo alla trappola dei propositi per il nuovo anno e che ragiono in termini di crescita individuale di lungo periodo e cerco solo di mantenermi attenta e attiva in ogni secondo del mio quotidiano. Ho passato la vita a resistere, a portare a termine propositi di studio e poi di lavoro e di adeguamento sociale che non mi appartenevano assolutamente. Adesso basta. Sono scampata solo alla trappola della riproduzione e del matrimonio solo perché la sorte non ha favorito nè l’una nè l’altro, ma sono sicura che mi avrebbero apportato solo dolore e rogne non desiderati di cui ora benedico e ringrazio lo scampato pericolo con enorme sollievo. 

Ho salutato il 2023 con gratitudine perché non mi sono concessa sconti, mi ha garantito la forza della costanza e della disciplina e pure ampie parentesi di piacere e gratificazione. Ho conosciuto soltanto belle persone e tenuto a distanza quelle che nulla potevano aggiungere alla qualità della mia anima. Mi sono augurata il coraggio del sacrificio e l’ho accolto con grande gioia. 

A volte rifletto su una frase attribuita ad Einstein: “se fai sempre le stesse cose otterrai sempre gli stessi risultati”, attribuendole valenza negativa. Io credo che non solo sia falsa, ma che non sia neppure da condannare. La disciplina è la sola vera maniera di migliorare e perfezionarsi e spesso passa per rituali sempre identici a se stessi da protrarsi per l’intera vita. La routine è estenuante eppure, spesso, è proprio quella che fa tutta la differenza. Ma io sono una persona tremendamente noiosa e con una naturale tendenza alla pedanteria. Quindi è altamente probabile che io non abbia esattamente ragione…

In questo momento sto ascoltando una trasmissione alla radio condotta da Malika Ayane che si intitola “invece era un calesse”. È un programma sulla delusione, sul suo potere nell’aiutarci a comprendere la nostra vera strada quando riusciamo ad elaborare il fallimento in modo costruttivo. Il mio calesse sono stati i primi trent’anni della mia vita, ma solo oggi ritrovo e riesco a perdonare quella goffa tizia, che provava a laurearsi bene in una materia che le interessava niente ma in famiglia cosi si pretendeva (e c’ero solo io ad riscattare il loro ego mortificato), perché il prof.  adorato mi avrebbe finalmente trovato interessante, perché poi avrei trovato un lavoro di quelli stabili…perché avrei affascinato una persona degna proprio come lo sarei stata io…perché, perché…ma perché? Ero goffa e per nulla interessante neppure ai miei occhi, tanto era evidente il mio essere inadeguata al ruolo. Oggi quel fallimento nella ricerca di che potevo davvero essere mi ha portato in una città che amo, ad essere autonoma e lontana dalle aspettative altrui. Mi ha portato alla gioia dell’essere solitaria, ma non sola, a battezzare ogni nuovo anno non più con delle novità, ma con delle continuità: abbonamenti a tutti i corsi che amo tra cinema, filosofia, sport e altre cose che amo e che ormai faccio da anni. La vera novità è incarnata dall’entusiasmo con cui riesco a portare avanti passioni consolidate. E avere una certa età è bellissimo perché aiuta assai.

È tra pensieri simili che comincio il lunedì più lunedì che si possa immaginare: provando a pensare a cosa potrei davvero augurarmi se non la stessa salute che mi ha accompagnato fino ad oggi e che solo in parte dipende da me. Forse sarebbe bello avere sempre la stessa forza di portare a spasso questo calesse un po’ sbilanciato, che in fondo mi ha portato quasi al punto in cui vorrei trovarmi, senza troppe lacrime. Sì, quello che mi auguro più di tutto da qui alla meta, sarebbe di provare tenerezza per ogni mio singolo fallimento. Da quando ho cominciato fino a quando la smetterò

E così sia

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