Sola andata

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martedì 7 marzo 2017

"Integrazione" inutilmente necessaria

Io ne prendo una quantità imbarazzante. Penso che se qualcuno mi vedesse di prima mattina si chiederebbe che tipo di cura strong stia facendo e per quale bruttissimo male. E invece si tratta semplicemente di integratori di ogni specie e qualità, dei quali so molto poco se non il fatto che mi rassicurano dalla perenne paura che mi manchi qualche sostanza preziosa per la forza e il vigore necessario ad affrontare una normalissima giornata di donna occidentale che ha modalità piuttosto comode di sopravvivenza.
Appena mi sveglio ingurgito pillole a base di erbe e dai nomi impronunciabili per la memoria, il ferro, il tono...e poi fiale di pappa reale, bustine di carnitina, strani intrugli brucia grassi, sciroppi da aggiungere all'acqua e da bere durante il giorno per drenare. E poi la sera immancabile è la melatonina e le tisane dolce sonno che dice che ci vuole tempo perché comincino a funzionare...io intanto aspetto sveglia.

Se non seguo questo rituale mi convinco che uscirò di casa con carenze tali che potrei svenire per strada, che i miei muscoli si atrofizzeranno, che diventerò grassa come un pachiderma, che il mio cervello non produca sinapsi utili per un pensiero razionale, che non mi addormenterò mai più. La mia fiducia negli integratori è basata esclusivamente sulla paura che fare solo lo stretto necessario non sia sufficiente, anzi che sia perfettamente inutile. Non ho ragione di pensare che ciò che mangio non sia sufficiente a garantirmi tutti i nutrienti senza scompensi, eppure io ho proprio bisogno di certe aggiunte altrimenti avverto un senso di inadeguatezza che si traduce in scarso utilizzo delle energie. A volte io stessa mi chiedo quanto sia poco ragionevole percepire mancanze laddove non ce ne sono davvero e, al contrario, credere di aver raggiunto piena compiutezza laddove ci sarebbe ancora da integrare, includere, aggiungere, perfezionare. Nel dubbio io aggiungo.
E poi la parola integrare è bella, si estende ad un sacco di usi dall'accezione positiva: integrazione di
economie, popoli e culture, integrarsi nella società, mangiare cose integrali, avere integrità morale...e poi è il contrario della parola disintegrare che è io associo a idee di dispersione e di morte.

Io faccio un sacco di cose inutili, sperimento con non poco azzardo pratiche che forse potrei risparmiarmi e mi incuriosisco per ogni nuovo intruglio che contenga principi attivi manco fossero pozioni per l'immortalità, eppure questa fissazione di voler andare oltre lo stretto necessario certe volte mi serve per scoprire non quanto certe cose siano superflue ma, al contrario, dell'altro stretto necessario di cui non avevo idea. Tra tutti quegli intrugli io per esempio ho scovato una cosa che ha migliorato la mia pelle e che mi ha rinforzato le unghie...mica solo il ferro che non accenna a migliorare...A me piace pensare che si possa vivere anche solo con lo stretto necessario ma, proprio perché stretto, alle volte mi ci muovo così male che mi è necessario allargarmi, aprirmi al superfluo, che tale forse non è, e al diverso, che diverso poi da che.

 E così ho pensato che per me tuttI questi integratori coi quali mi confronto da prima mattina non rappresentino altro che una nuova ipotesi di "completezza", quella che si ostina ad andare oltre ciò che è sufficiente ma che potrebbe non bastare lo stesso. Qualche volta è uno spreco unutile. Qualche altra volta è progredire. Se non "integralmente" almeno in parte.

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