Sola andata

Sola andata

martedì 14 marzo 2017

Quasi primavera. O meglio, quasi non più inverno

Tra tutti gli inverni vissuti fino ad ora questo lo ricorderò come il più terribile. Non per le temperature particolarmente rigide, che tali non sono state, o per le mani che immancabilmente mi torturano tra gonfiori e ferite sanguinolente, e neppure per la scarsità di momenti significativi. Ma davvero ho fatto molta, moltissima fatica. Mi porto dentro una tale quantità di sconforti di così varia natura che davvero mi chiedo se non stia facendo i conti con una fragilità che non conoscevo, oppure se è un po' vera la storia che i quarant'anni per una donna siano tanta roba, nel bene e nel male.
Se devo dirla tutta, e vale come confidenza privatissima, ho idee abbastanza chiare ormai su come abbia faticosamente tentato di elaborare tutti i miei vuoti: le strategie sono andate dal coraggio di piangere fino a non averne più a quella di riuscire finalmente a riderci sopra così tanto  da ammettere che solo una tardona come me non ci sarebbe arrivata parecchio prima a capire certe cose tanto ovvie, fatte di assoluto disinteresse e prese in giro.

E poi i tentativi mai appagati di trovare altre dimensioni lavorative, magari all'estero. Per fuggire, lo ammetto. Io vorrei essere altrove, lontanissimo e non vedere più nessun volto conosciuto almeno per un paio d'anni. Se mi fosse possibile sono certa che risolverei ogni residua traccia di questo faticosissimo inverno numero quaranta. E invece ho lasciato che tutto rimanesse stagnante e fermo a pesare su se stesso.
Poi penso pure che in fondo c'è l'ho quasi fatta. Da sola, in silenzio, senza annoiare nessuno coi miei lamenti, senza chiedere spiegazioni a cui non ho mai avuto diritto. Me ne sono stata buona, con la testa che pulsava e il cuore che certe volte pareva che volesse esplodere, e manco quello era capace di fare a dovere.

 Se non fosse stato per  lo sfinimento di certe lunghe corse, per i magnifici film a cinema, o certe rappresentazioni teatrali benedette da vitalità, talento e forza comica. Se non fosse stato per la vita, che è sempre più interessante di come ci appare un qualunque meschino, insignificante inverno.
Ormai le temperature sono miti, le giornate sono luminose e sempre più generose. Io non ho più voglia di piangere e per fortuna neppure di ridere troppo di me stessa. Anzi credo che ormai sia tempo di prendermi finalmente sul serio, di aver persino meritato il bel complimento di un collega che oggi mi ha detto che ero "bellissima vestita così".

Mi si perdoni lo sfogo inutile in questa quasi primavera...o in questo quasi passato inverno. In cui io mi sento quasi felice, quasi bellissima. Quasi fuori dal tunnel. Ma oggi avevo proprio voglia di farmi una carezza, prima della bella corsa in salita che sempre mi tocca. Pure in primavera.

Nessun commento:

Posta un commento