Sola andata

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venerdì 24 marzo 2017

Maledetta 🍀Fortuna

Io giochicchio un po' in borsa. C'è una parte dei miei risparmi sulla quale ho deciso di non voler fare pieno affidamento per soddisfare esigenze di cautela e progetti da realizzare. L'ho fatto apposta. Un giorno mi sono detta che devo allenarmi ad essere disposta a perdere qualcosa, a rischiare e a sfidare un po' la sorte. Non sono una scellerata e l'ho fatto più per testare il mio intuito e sapere che atteggiamento nutro nei confronti dell'incertezza che per una reale attitudine temeraria. Devo dire che fino ad ora sono stata abbastanza fortunata, ancora non ho subito traumi da crollo del valore delle mie azioni e quindi di fatto questo esperimento ancora non mi restituisce risultati interessanti sul mio tasso di materialismo. Ho sempre pensato che è dal suo rapporto con il denaro che si possa capire tutto di una persona. E quando dico tutto intendo tutto, dai sentimenti all'idea che ha di se stesso e dello stare al mondo, dal valore che attribuisce alle cose e alle esperienze, dall'idea di possesso a quella di condivisione. Tutto. E ho sempre trovato ipocrita l'espressione "i soldi non sono niente" o peggio ancora "non fanno la felicità", che chiaramente non vuol dire niente, perché è una frase impossibile da argomentare in modo sensato.

Pensavo a questa cosa non tanto per raccontare il mio modo di gestire la mia "dote", ma perché tutte le mattine, all'alba passo davanti a un bar con i videopocker e dentro ci sono dei poveri disperatI che mi danno l'idea di non essersi schiodati mai da lì e che forse ci passeranno l'intero giorno fino a che il portafoglio non rimanga vuoto. Provo sempre molta tristezza quando mi soffermo a guardarli e cerco di ricordarmi di non giudicarli, che ci sono sempre delle ottime ragioni per cui alla fine si decide che sia più facile cadere preda della più totale disperazione. Mi fa più impressione che il titolare di un locale come quello trovi normale avere una clientela simile e non farsi scrupolo di concorrere a quel malessere. Ma tant'è...io il caffè in quel bar non lo prenderò mai.

Io credo che la fortuna esista, perché esiste l'ingiustizia anche in natura, esiste chi nasce più bello, intelligente, interessante di altri senza aver fatto alcuno sforzo per questo. Credo che impegno sia il nome che diamo alla compensazione di certe sperequazioni iniziali...ma poi alla fine tutti speriamo nel colpo di fortuna risolutivo come un incantesimo. Ci può stare, se parti dal presupposto che la sconfitta sia una cosa assai più probabile. E così ho pensato che il problema vero stia in questo nostro assurdo modo di concepire la vita solo per obiettivi di "risultato" e non, piuttosto, per obiettivi di "processo". Perché se così non fosse la fortuna all'improvviso non sarebbe più così interessante e non lo sarebbero neppure i risultati gratuiti che si degna di concedere a qualcuno. In certi giochi a premi io ho vinto molto spesso e da subito mi sono resa conto che il mio piacere atteso era sempre superiore a quello effettivo. Adesso invece ho capito che mi interessano le esperienze in se stesse più che i traguardi, e, ad un tratto, la prospettiva cambia completamente.

Stasera, osservando le mie quattro azioni che ora salgono e ora scendono senza che io possa molto per definirne il valore, mi sono detta che la fortuna ha di bello proprio questo, che prova a sorprendermi senza preoccuparsi di barattare gioie o dolori. E a scatola chiusa sennò non vale. Ma io, che ormai un po' l'ho capita, le lascio solo poche cose da giostrare. Quelle che meno mi interessano. La parte migliore delle mie risorse non la lascio a nessun azzardo, mi piace che cresca poco ma con costanza, che acquisti un valore reale nel tempo e che non oscilli tra valori senza controllo. Che l'obiettivo di processo meriti sempre più del risultato stesso. E così sia...Good luck!


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