giovedì 16 agosto 2018

Centro di levità temporanea

Finalmente. Dopo settimane e settimane di inutile attesa che la città si svuotasse e che il caldo infernale avesse un po’ di pietà per chi temeva notti infuocate, ma senza i piaceri che vi annette certa retorica maliziosa, ecco che oggi si è magicamente realizzata la mia estetica estiva metropolitana: andare al lavoro e incrociare meno di dieci auto nel raggio di quattro km, l’ufficio semivuoto tra avventori e colleghi, un silenzio irreale, una temperatura che comincia a farsi ragionevole. Tutto molto gradevole fin dal mio rientro di ieri sera: il tempo di festeggiare il mio compleanno e il ferragosto in famiglia, tra mare, cibo pazzesco, dialoghi fittizi con Pablito e piccoli e meno piccoli problemi di sempre...

Poco prima di arrivare a Milano mi ha scritto A. per propormi una serata al Carroponte. Per me andare lì è sempre una festa e ho accettato volentieri. A. non ama la solitudine come me e da quando lo conosco ha cambiato credo centinaia di ragazze con cui si trova bene. Poi però finisce sempre tutto e io lo invidio molto per questa sua capacità di stare dentro le cose senza mai rimanerne davvero avvinghiato. Siamo stati al carroponte solo poco tempo, non c’era molto da ascoltare, ma a me piace stare lì anche senza una ragione: credo che sia quella luce rossa che illumina la struttura della fabbrica che c’era un tempo. Poi mi ha riaccompagnato a casa e fatto un po’ di considerazioni sulla condizione dei nostri conterranei meridionali con poco lavoro e troppa famiglia sul collo. Ci siamo raccontati episodi che un settentrionale bollerebbe subito come residuati di un’ idea tribale della società e dai quali pure noi, che in fondo ancora abbiamo voglia di capirne le cause, prendiamo le distanze. E questo poco ha a che fare col fatto che solo qualche ora prima i miei ripetevano per l’ennesima volta che devo assolutamente trovare la maniera di tornare lì da loro. Hanno ragione, prima o poi dovrò occuparmi di loro, che non hanno nessuna intenzione di trasferirsi al nord e nessuno su cui contare laggiù. Ma sono sicura che a tempo debito ne verrò a capo...

Ma parliamo della bella giornata di oggi. Avevo paura del rientro e invece era tutto tranquillo e io avevo la possibilità di pensare a cose strane che mi tornavano in mente senza motivo, come quella volta che andai dal prof di microeconomia e gli dissi così: ” prof., ma come mai quando leggo la parte teorica mi pare di capire tutto e invece quando provo a fare gli esercizi non riesco a risolverli?” E lui mi disse: ” Cara Lucia, quando è così può voler dire solo una cosa e cioè che non hai capito niente della teoria”. Pensai a quella risposta per tanto tempo perché pensavo che la teoria e la pratica fossero due esperienze diverse. E invece no. La pratica è esatta solo quando la base teorica è solida e bene interiorizzata...altrimenti è movimento cinque stelle...ahahaha...

Anche quando sono uscita dal lavoro il percorso verso casa era ancora completamente sgombro da auto, persone, suoni. Era tutto mio. Forse è per questo che mi sono resa conto soltanto dopo che ho fatto una cosa che non faccio mai: andare e tornare dal lavoro senza le cuffie. Ad un certo punto ho pensato ad un’altra cosa stupida. Precisamente questa: ma perché Battiato cercava un centro di gravità permanente? Cos’avrebbe mai di auspicabile la gravità? Permanente poi? E poi ho capito che certe domande hanno senso solo ogni tanto, forse giusto oggi, che ho trovato tempo e spazio per il mio centro di “levità” temporanea, esattamente incastonata in quell’interregno franco che sta tra la fine della mia vacanza e l’inizio di quella altrui





2 commenti:

  1. Forse la risposta e nel prosieguo della canzone ("che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose sulla gente").
    In realtà è una risposta che porterebbe a una domanda ulteriore: perché non si dovrebbe cambiare idea sulle...?
    Oggi era la giornata estiva metropolitana perfetta, come scrivi.

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  2. Godiamone, lievemente, finché dura 😇😅

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