Sola andata

Sola andata

martedì 28 agosto 2018

Non tanto per cominciare

Non mi faccio illusioni. L’estate sta finendo anche per me che neppure ho ancora cominciato le mie vacanze. Il vero principiare rimane sempre il momento in cui si scelgono il diario, la cartella, le penne e le matite, forse perché in fondo Settembre non se la toglie mai quella divisa da maestrino che ti chiede attenzione e ti ammonisce se non stai dritto sul banco. Pure quando cresci e smetti di studiare, quando non devi più rispondere ad altri che a te stesso, della posizione e del contegno che ti sei scelto. Lui conserva sempre intatta la sua aura di spirito guida verso altre ipotesi di noi stessi, tra cose nuove, impegni di lungo termine, interessi che vorremmo diventassero passioni o addirittura ragioni di vita, incontri da trasformare in legami, intuizioni per un cambio di rotta. Settembre si prende tutte queste responsabilità in modo anaffettivo, quasi cinico. Lancia le sfide con la superbia dell’osservatore esterno che monitora il tempo in cui gli entusiasmi saranno ormai appannati e gli obiettivi ridimensionati dallo scoramento o dalla perdita di motivazione.

Ma con me non attacca. Gliel’ho fatto capire un sacco di volte che i veri inizi non obbediscono mai a date convenzionali. E allora lui ride, perché lo sa che pure io, come tutti, comincio adesso. Cosa comincio adesso? Se davvero lo sapessi non avrei aspettato settembre, credimi. Mi ci sarei fiondata molto prima e con tutto l’entusiasmo che è proprio degli inizi. So solo che comincio, ma per capire che cosa, ho provato a fare così. Mi sono chiesta cosa non mi riguarda proprio mai, nemmeno a settembre. E così mi sono detta che, per una volta, potrei accantonare la mia avversione per le liste e provare a stilare un elenco delle cose che mi piacciono sempre e che vorrei facessero parte di ogni mio inizio, continuazione e fine. Più o meno ci metto dentro cose così:
- gli ultimi tre minuti dei miei allenamenti e i primi dieci dalla fine
- il silenzio delle cinque del mattino
- qualche buona cena con persone che mi fanno dimenticare  iPad, orologio, il piatto che ho davanti
- dei buoni film in una sala senza cellulari accesi
- le persone gentili che bussano alla mia porta per parlare proprio con me
- la colazione proteica che non mi fa venire già fame dopo tre quarti d’ora
- dimenticare. Perdonare. Non sentirmi più in colpa per colpe che non ho
- i friarielli già pronti di Marrazzo che sono tornati sugli scaffali di Esselunga dopo mesi e mesi di disperata assenza
- un’estate intera a Milano ad aspettare le vacanze di settembre

Ecco. Io credo che pure senza avere lo sventurato immenso talento di un David Foster Wallace, ognuno di noi possa crearsi un proprio personalissimo elenco delle priorità sul quale costruire le proprie personalissime sfide e attese e per contrasto escludere automaticamente quello che ci fa così male che frenerebbe ogni possibile nuovo inizio. Io, con questa scelta rapida e grezza di cose che considero necessarie ho capito che per me vale tutto ciò che mi aiuti nelle attese. Sì, la mia vera sfida sono proprio quelle.
Perché aspettare qualche volta può essere terribilmente difficile, se non hai il fisico, tempra interiore e qualcuno che ti aiuti ad ingannare le distanze aleatorie del tempo. E questa è una cosa a cui penso sempre più spesso. Soprattutto a settembre.

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