Sola andata

Sola andata

domenica 19 agosto 2018

Di svago e divagazioni. E ritorno

Sono rientrata a Milano ad ora di pranzo dopo due giorni trascorsi in un posto fresco e bellissimo sulle montagne nel bergamasco, assieme ad un amico. Bella la casa che abbiamo trovato, belli pure i posti che ho visto e la pace che si sentiva. Belle le chiacchiere in auto durante le trasferte, o sul balcone a discutere di viaggi, di amori, di lavoro. Divertenti i suoi moniti da quando mi conosce: truccati poco, lascia perdere chi gioca ad intrappolarti senza volerti davvero, frequenta più uomini, non fumare mai...cose così. E a me diverte sempre e non mi mette mai a disagio.
 Credo che il piacere di passare del tempo con persone come lui è che non c’è mai stato equivoco sulla natura del nostro rapporto: non potremmo mai essere altro che amici perché nulla potrebbe suggerirci dell’altro. E così succede che anche quando guarda il suo cellulare per ore ed ore mentre parla con me la cosa non mi disturba e quando mi racconta delle sue avventure sentimentali io mi diverto e mi appassiono. E poi non mi interessa niente che mi veda nella mia condizione migliore, se mi trova struccata o in pigiama. C'è qualcosa, nell’amicizia fatta di confidenza e disinvoltura, che le fasi - soprattutto quelle iniziali - dei rapporti d’amore non  contemplano e questo mi è spesso di grande conforto.

E così è successo che gli ho raccontato di una cosa che mi ha un po’ ferito e che non ho per nulla compreso, con la speranza di ricevere un parere maschile che mi aiutasse a capire ed eventualmente a correggere colpe che i miei esami di coscienza non sono riusciti ad individuare. Mi ha detto semplicemente di lasciar perdere e dimenticare tutto come se nulla fosse perché non posso farci niente. Inutile chiedere spiegazioni, inutile provare a capire. Mi diceva questo ieri sera, mentre stavamo per addormentarci. Gli ho lasciato il lettone e stavo nel lettino alla sua sinistra sotto una copertina soffice e profumata.  Avevo  già tanto sonno e forse è anche per questo che quella raccomandazione mi è sembrata accettabile e piena di buon senso. Poi mi sono addormentata come un sasso e mi sono svegliata ricordando le parole della sera prima, respirando l’aria fresca del mattino, facendo una doccia nel bellissimo bagno della casa che ci ospitava. Trovavo quelle parole ancora del tutto ragionevoli.
Il mio amico si è svegliato subito dopo, mi ha chiesto se avesse russato...ma io non lo saprò mai perché ho dormito bene come non mi succedeva da una vita.
Siamo andati a fare colazione in un posto bello dove c’era il cappuccino con l’uovo sbattuto e le brioches più soffici del mondo, abbiamo camminato in un bosco...e smarrito la via che abbiamo ritrovato molto presto. Siamo rientrati in una Milano caldissima e che a me pareva stranissima.

Il frigo era vuoto. Sono uscita per comprare l’Espresso, che non leggevo da tanto tempo, e l’ho letto come per recuperare una realtà che mi era sfuggita o forse per giustificare due giorni di evasione, di pace e di confronto
Poi ho preso delle uova e del latte, che domani voglio di nuovo l’”ovocappuccino”. Credo che mi faccia bene. Quasi quanto un amico, le montagne, l’aria buona e un sonno ristoratore

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