Sola andata

Sola andata

mercoledì 22 agosto 2018

500

Meglio non sapere. Tanto più se serve a compensare un difetto di coraggio, quello che avrei dovuto avere per affrontare l’incontro dal forte impatto di oggi pomeriggio. È andata così: qualche giorno fa un amico mi ha regalato una smartbox che ho deciso di convertire in massaggio tailandese presso un centro molto carino  a piazzale Lima. Pensavo che avrei raggiunto il Nirvana grazie al tocco carezzevole di una fanciulla minuta che mi avrebbe regalato benessere e oblio. E invece non ho impiegato molto tempo per capire che la piccola donna molto robusta che mi avrebbe manipolato per quarantacinque minuti, mi avrebbe ridotto in tanti mucchietti di ossa raggruppati per categoria e poi ricomposti secondo i sacri principi dell’olistica orientale (dico parole a caso ma il concetto sono certa che sia chiaro). Tuttto è cominciato con un ingannevole, perché piacevolissimo, lavaggio di piedi con un’asciugamano imbevuta di gradevoli sostanze profumate. Non potevo ancora sapere che sarebbero stati gli unici due minuti di piacere, perché subito dopo ha cominciato con pressioni tali che neppure il mio pudore nel lamentarmi o muovere critiche al lavoro altrui mi hanno impedito di urlare più di una volta. Ad un certo punto la piccola donna molto robusta ha cominciato a camminarmi sulla schiena e poi a piegarmi le braccia come quando si bloccano i ladri per evitare che scappino. Dopo circa venti minuti, forse per rassicurarmi, mi ha detto in un italiano molto incerto “eh, massaggio è così...”. Intanto io vedevo tutte le stelle e sentivo le ossa fare tanti rumori diversi, come se volessero imprecare nella loro lingua. Poi mi ha detto di girarmi e ha cominciato ad accartocciarmi e scartocciarmi mentre saliva sul lettino e faceva una serie di pressioni pesanti su collo e spalle. Ancora non posso credere di essere uscita intatta da quella prova di demolizione e riassemblaggio.
Quando mi sono alzata per rivestirmi mi girava la testa. Ma è durato pochissimo. Poi ho sentito di stare divinamente, non avevo nessun dolore, neppure al braccio che mi fa male da più di due anni. Incredibile. Quando sono uscita dal centro ero così rilassata e avevo così tanto sonno, nonostante fosse le quattro e mezza del pomeriggio, che ho avuto problemi e rientrare a casa senza svenire
nell’autobus. Sono collassata sul divano e ho messo uno dei dvd trovati per caso qualche giorno fa. Era “Dolls” di Kitano. Non lo avevo mai visto prima, pensavo che fosse noioso e criptico, e invece ne sono rimasta completamente folgorata. Anche in questo caso assecondare esperienze di cui non conosco la natura mi ha procurato un immenso beneficio.

Qualche anno fa seguivo un blog molto divertente di una persona che ora seguo su fb e i cui aggiornamenti sono sempre arguti e molto divertenti. Lui si è separato molto presto, quando il suo bambino era ancora molto piccolo, per cui gestiva il rapporto con l’amatissimo figlio secondo una tempistica rigidamente predefinita e di cui lui ogni tanto raccontava.  In uno dei suoi post scrisse, in occasione del decimo compleanno del suo bambino, “sei la percezione esatta dell’amore”. Mi sembrò una frase così bella da parte di un padre che non la scordai mai più. Oggi quel figlio è un adolescente, io continuo a trovare interessante il modo in cui si evolve il rapporto con il suo papà e a leggere incuriosita i suoi auguri di buon compleanno. Avverto ancora lo stesso amore, ma le parole sono diverse, riguardano anche considerazioni sul suo carattere, le discussioni, i conflitti generazionali, una testardaggine emersa con gli anni...e io penso sempre a quella “percezione esatta dell’amore” che è così facile, prevedibile e intuitiva quando tutto è controllabile. E invece così eroica, sorprendente e interessante dopo, quando tutto è meno netto, più sfuggente, più articolato.

E così ho pensato che qualche volta le cose che scegliamo sono spesso tali da farci credere che ciò che decidiamo di fare, essere, amare, sia poi pure controllabile nei suoi esiti, per il solo fatto che ne abbiamo una coscienza e volontà iniziali. E invece, ad un certo punto, pare che vengano a dirci “adesso ti faccio vedere io cosa volevi davvero ma ancora non potevi saperlo”.
A volte. Mica sempre. Ma quasi sempre.

Avrei voluto dire tante cose per il mio post numero 500. Ma poi mi è venuto questo. Che ne sapevo.

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