Sola andata

Sola andata

giovedì 9 agosto 2018

Cambiare aria (speriamo poco condizionata da quella che tira)

Uh...mi appresto a concludere una settimana insospettabilmente faticosissima. Al lavoro mi sono ritrovata a gestire afflussi di portata davvero imprevedibile, mentre in casa ho dovuto fronteggiare delle temperature con picchi da forno crematorio poiché non ho l’aria condizionata: sono anni e anni che continuo a considerare questa abitazione come provvisoria e che sia pertanto inutile ritenere che sia ancora migliorabile con investimenti ulteriori. Eppure, nonostante tutte le crisi e la voglia sempre più insistente di una stanza in più magari in un quartiere più fighetto, sono ancora troppo affezionata a questa ”cuccia” colorata e allegra che conserva il grande merito di “contenermi”, sia concretamente che nelle mie inutili velleità.
In questo momento è perfettamente in ordine e profumata come riesce ad essere solo quando parto per un po’ di tempo. Finalmente domani sera tornerò giù per un po’ e il mio solo scopo è quello di fare il meno possibile, per quanto più mi è possibile, ad una temperatura sostenibile.

Stanotte, per la prima volta, ho dormito con tutte le finestre completamente spalancate. Non credo che sia esattamente la cosa più ragionevole del mondo da fare se vivi al pian terreno E infatti non lo farò più ma è stato proprio bello starmene sul divano con la luce dei lampioni che sottolineava i contorni delle cose presenti nella mia cucina. Ad una certa ora l’aria si è fatta respirabile e io mi sono irrimediabilmente addormentata come un sasso. Quando mi sono svegliata era ancora buio, non avevo sudato come le altre notti, ero abbastanza riposata e ho scoperto che è stato nominato un nuovo capo all’Agenzia delle Entrate. Sono stata felice di vivere l’alba con un caffè fatto bene e che il frigo fosse vuoto così da potermi concedere a suggerimenti alimentari alternativi alle mie inutili merendine virtuose.
La giornata in realtà si è articolata in modo da Annientarmi, ma poi alla fine tutto è andato come doveva, ho pranzato col gelato bello di “melaverde”: il gusto bacio è pura poesia e quello allo yogurt greco al pistacchio è un’ipotesi di felicità in crema. Poi ho preso dei film in biblioteca, ricevuto dei complimenti che mi servono a capitalizzare un’autostima sempre bisognosa di conforto, reale o immaginario, e ho infine fatto una lunga passeggiata verso casa.

Stasera è più fresco di ieri. Forse non è necessario tenere le finestre aperte e credo pure che mi addormenterò molto prima. Ma la sveglia di domani è la stessa e la moka è già pronta. Il frigo è ancora vuoto e in questo momento Di Maio sta parlando alla 7 anche del nuovo capo dell’Agenzia delle Entrate, oltre che di altre cose a cui non riesco a credere neppure con la massima buona volontà. Ma forse è davvero tutta colpa mia e dell’aria che respiro io. E poi a quest’ora ho già abbastanza sonno e sento di avere solo il diritto e la lucidità appena sufficiente per pensare ai gusti da scegliere domani a pranzo, dopo che avrò visto di certo troppe persone. Tutto accadrà prima di salire su Italo. Verso un’aria nuova. E condizionata

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