Sola andata

Sola andata

martedì 7 agosto 2018

“Mi piace” “non seguire più” (se poi non posso soffermarmi)

È da qualche giorno che ci penso. Forse la cosa comincia a diventarmi chiara solo da un po’ e provo a prendere le misure con un fenomeno in fondo relativamente nuovo. Parto dall’inizio. Qualche anno fa frequentavo assiduamente un amico con cui condividevo passioni comuni, in primis il cinema, che ci vedeva almeno tre pomeriggi a settimana assieme, e poi incontri legati a forme condivise di impegno e cene con bella gente che conoscevo all’epoca. Ad un certo punto lui mi scrisse sulla chat di fb dicendomi che mi avrebbe bloccato perché cominciava a soffrire all’idea che saremmo stati soltanto buoni amici e che stava male anche al solo pensiero di ritrovarsi finanche a contare tutti i like che mettevo agli altri, a leggere ciò che qualcuno mi scriveva per farmi sorridere e persino al mio modo divertito di rispondere sempre a tutti. Mi disse anche che si rendeva conto dell’assurdità della cosa, ma che non poteva fare a meno di farlo, nonostante questo lo annientasse. Fu quello il suo stranissimo modo di dichiararmi un affetto diverso dalla semplice amicizia, sulla quale io avrei sempre voluto contare. Prima di quel messaggio non avevo mai capito nulla e soprattutto mi colpivano le ragioni della sua sofferenza: i miei like, dati e ricevuti, non erano (e non sono) messaggi occulti di ammiccamento, come non lo è nulla di quello che scrivo su fb. E lui invece ne soffriva. Soltanto molto dopo ho capito che quel comportamento era il suo tentativo di accettare il fatto che non fossi innamorata di lui e che la sola cosa che gli riuscisse per provare a stare meglio era quella di non sapere più niente di me.

Dopo qualche tempo mi riscrisse, forse per capire se mi fosse mancato almeno un po’, ma io detesto che le persone soffrano inutilmente per me e in quella occasione non gli lasciai alcun dubbio residuo. Credo che chiunque dovrebbe fare così: essere chiaro e onesto anche al prezzo di essere odiati. In fondo è giusto così e poi dopo un tempo fisiologico di elaborazione si torna a stare tutti molto meglio.
 Mi è dispiaciuto molto non vederlo più, per tanto tempo ho sentito la mancanza delle nostre gare su chi imbastisse la recensione più riuscita dei film visti assieme e anche di tutte le cene e di certe paranoiche conversazioni su un tempo che non ci apparteneva mai del tutto...ma poi mi ripeto ogni volta che il detto “dove non puoi amare non soffermarti” rimane sempre il mio imperativo categorico, anche quando sono io quella che non si può amare. E così non ci siamo visti più da allora. Non avrei potuto offrirgli altro, nonostante gli volessi molto bene, ma sono certa di essergli ormai completamente passata dalla mente e dal cuore. E poi i cinema esistono ancora, come pure il buon cibo e le belle conversazioni con persone che ci somgiglino, ma è proprio sulla scorta di questa mia piccola esperienza che mi trovo sempre più persuasa del fatto che fb stia generando una strana forma di relazioni umane che chiamerei “socialogia” degli affetti di cui forse bisognerebbe prendere seriamente atto.

Io non blocco mai nessuno. È successo soltanto una volta con un’amica, ma poi ci siamo ritrovate. Per tutti gli altri lascio che la mia presenza sul loro profilo vada di pari passo con l’interesse reale che ho per loro. Tranne in un caso. In “quel” caso ho conservato l’amicizia ma  ho messo l’impostazione “non seguire più”. Ormai già da un po’ di tempo. Io credo che oggi sia più complicato di un tempo allontanarsi da qualcuno a cui a vario titolo ci sentiamo legati, proprio in virtù del fatto che le distanze da prendere non sono più soltanto quelle fisiche, “E siccome è facile incontrarsi anche in una grande città”...figurarsi quanto lo sia sui social!

E così oggi ho ripensato al mio amico di allora, a quanta inconsapevole sofferenza gli avevo procurato, e alla sua drastica ma condivisibile decisione di non vedermi neppure di “profilo”. E poi ho pensato ai rimedi nuovi per fronteggiare tutto questo dolore, dettato da cause reali e immaginarie, e ho notato che in fondo finiscono per rispondere sempre alla stessa logica: quella di proteggersi dalla gelosia e dal rifiuto. Ed è per questo che hanno ogni ragione anch’essi.

 “Dove non puoi amare, non soffermarti”. Solo questo “Condivido” e “Mi piace” proprio sempre. Dove non si può, in tutta franchezza, direi  che posso anche “Non seguire più”...

2 commenti:

  1. Perdonami la romanticheria da bacio perugina, ma io vi vedo in un futuro (magari remoto) a "parlar di surgelati rincarati".
    Ho la sindrome de "L'amore ai tempi del colera".

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    1. Ahahah...io quella sindrome me la tengo strettissima. E quello è il mio libro preferito da sempre ❤️😉
      Va bene così in fondo

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