Sola andata

Sola andata

sabato 23 maggio 2020

Da ciascuno il mio

Chissà se questa cosa succede soltanto a me. La premessa è che io vivo da sempre di modelli di riferimento a cui mi ispiro più o meno appassionatamente a seconda di quello che rappresentano per me, di quanto mi ci sono affezionata, di cosa mi insegnano, del loro ascendente su di me...
Per dire, i miti dell’adolescenza non si toccano: Vasco potrebbe anche salire sul palco e sussurrare parole a caso e per me sarebbe sempre una performance memorabile. E così pure Moretti: non mi importa che film faccia, io sarò sempre al primo spettacolo del primo giorno di proiezione. Anche in piedi e con una gamba rotta (come ho fatto).

Ci sono poi i miei riferimenti conosciuti davvero: devo la mia spinta allo studio dell ‘economia ad un prof che ho letteralmente adorato per tutto il mio periodo accademico e pure per quello successivo. Senza dei riferimenti carismatici io perdo subito motivazione e orientamento .

Ieri alla radio hanno intervistato uno di quegli artisti che mi piacciono più per quello che pensano che per la loro attività artistica. C’era Diego Abbatantuono che raccontava della sua quarantena trascorsa con la famiglia nella sua casa di campagna. Ad un certo punto ha detto che non si preoccupava degli assembramenti perché è da tempo ormai che l’umanità lo annoia e che per lui, oltre al sentimento per la sua famiglia, ciò di cui ha molto sofferto la mancanza è stato il suo rapporto abituale con gli amici di sempre, le conversazioni, la convivialità, l’atmosfera magica che si crea solo tra persone che si intendono davvero. Questo, ha detto, è tutto ciò che lo affascina davvero e che, al di fuori di queste persone, non gli interessa nessun altro. Mi è sembrato un bel modo di coltivare un “incanto selettivo” per la vita, il mondo e le persone che vogliamo davvero tenerci accanto, escludendo quelle che non possono darci nulla. Mi ha colpito molto questa idea che in fondo se è vero che non sia tutto bello, allora quello che c’è bisogna accudirlo con tenacia. Mi è piaciuto molto. Voglio farlo anche io.
Anche Pupi Avati mi fa questo effetto: non mi piace tutto quello che produce in campo artistico e non condivido neppure il suo scellerato bigottismo e le sue idee sulla famiglia, però quando parla mi rapisce, mi riguarda, mi interessa. Però quello che dice lo tengo presente come modello chiaro da cui stare alla larga. Anche questo è carisma a modo suo.
Tra i decodificatori del contemporaneo potrei dire di essere completamente acritica nei confronti di Nicoletti. Lui, pure se parla della cosa meno interessante al mondo, che per me potrebbe essere, per dire,  lo scoutismo, io non posso fare a meno di ascoltare i suoi argomenti e concordare con lui Sempre e comunque.

Credo che funzioni così per molti di noi che non abbiamo una personalità dominante e neppure abbiamo ambizioni in tal senso: consideriamo un genitore un buon genitore non perché sia stato bravo  nella trasmissione di un pensiero/valore/comportamento, ma perché ha creato una connessione. E così sarà, a maggior ragione, un professore, un artista, un giornalista, un amico, uno sconosciuto...”Non è il cosa, ma il come” diceva Hitchcock sull’arte di fare un film che ti procuri delle suggestioni durature e incisive.

E così ho pensato che in fondo non mi resta che ammettere che non sono che il prodotto di quello che, forse, ho capito studiando e di quello che, ancora forse, ho deciso di capire da coloro che ho eletto a miei riferimenti esistenziali, spesso a loro insaputa.
Resterebbe solo da capire cosa avrei fatto io mentre tutta questa gente badava a me stessa...


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