Sola andata

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domenica 4 ottobre 2015

Le attività cardiache

Da quando mi sono operata al piede, agli inizi di Aprile, pur non avendo mai smesso di tentare di fare sport sono stata costretta ad abbandonare il mio cosiddetto "allenamento pesante", fatto di pesi e attività cardiaca intensiva. Non ho mai smesso di fare i cosiddetti sport di resistenza: camminare anche per ore intere - zoppicando e con le stampelle- e fare la cyclette. Mi ricordo che per un periodo ho avuto gli operai in casa e testardamente mi ero trovata un cantuccio in mezzo alla calce e agli attrezzi pur di non rinunciare. È una mia fissazione, come tutti i pigri ho paura di lasciarmi andare all'ozio e al riposo immeritati e così mi impongo delle forme di disciplina che raramente riescono a trovare scuse valide per essere aggirate.
Il vantaggio di tanta fatica è quello di non fare mai diete. Quelle proprio no.

Ieri però ho ripreso il mio "allenamento pesante". Lo faccio seguendo delle sessioni su dvd americani molto coinvolgenti e splendidamente strutturati. Ho predisposto lo spazio in casa e ho cominciato. Sono arrivata fino alla fine della sessione e ho creduto di morire. Dopo cinque mesi, una lezione che prima facevo con grande soddisfazione, ora mi ha tramortita...
Come ho detto non avevo mai davvero smesso di muovermi, ma impegnavo il cuore in modo molto meno intensivo, per cui una parte del mio corpo è rimasta a dormire mentre l'altra lavorava sull'apparato respiratorio, la circolazione, il ricambio cellulare, ma non incideva sulla forza muscolare. Questa cosa è abbastanza curiosa,e non a caso la penso penso proprio oggi che mi fa male da tutte le parti e ho un senso di stanchezza che non avrei provato se non avessi interrotto quel tipo di allenamento per così tanto tempo. Però devo farlo, perché sono bradicardica (si, il cuore mi batte poco), perché ho bisogno di tonificare i muscoli delle gambe, perché solo il lavoro aerobico assottiglia la struttura muscolare, perché dice che il cortisolo (mi accontento di sapere che è l'ormone che causa lo stress) se fai solo lavoro di resistenza alla fine aumenta troppo.

E così mi sono chiesta quante cose non cominciamo a fare solo perché non riteniamo di essere all'altezza del peso iniziale della sfida, perché in fondo chi te lo fa fare, perche non ce la posso fare o mi hanno detto che non ci sono portato, perché già sto facendo dell'altro che pure mi impegna abbastanza.
Però secondo me la questione è che bisogna non solo resistere, ma pure insistere. E per insistere bisogna che uno si faccia venire la forza giusta per segnare un passo nuovo.
La resistenza può rischiare di diventare sopportazione se non si ha la forza di sollevare il peso della continuità sempre uguale a se stessa. Niente come i muscoli che ti bruciano ti fanno capire quante potenzialità ci sono nel sacrificio volontario. E solo col dolore puoi sperare in un progresso. Nel momento di massimo sforzo questa cosa la capisci davvero benissimo. E niente come i trenta secondi successivi per la decompressione ti fanno capire quanto incanto ci sia dopo un impegno molto intenso.

Oggi mi fa male da tutte le parti. Se non mi lascio scoraggiare e continuo a seguire quella splendida donna tonica del dvd, sono sicura che pure io avrò abbastanza forza per sorridere sempre mentre sollevo pesi sempre maggiori. 

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