Sola andata

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mercoledì 7 ottobre 2015

Orgoglio laico ( una storia di inconciliabilità senza rimedio)

Ci casca sempre. Nel posto dove lavoro condivido la stanza con altri due colleghi con i quali vado piuttosto d'accordo, essendo io per lo più una pacioccona che lavora parlando abbastanza poco, che sta quasi sempre con le cuffie per immaginare di essere altrove e che non si lamenta mai né del freddo né del caldo o della troppa luce o del buio. Io timbro sempre alle 7:30, loro sempre dopo le 9:00, grazie alla flessibilità oraria di cui disponiamo. Di solito parliamo un pochino all'inizio della giornata, con il collega maschio si discute della pensione che sogna ormai da un po' di tempo, della fatica di alzarsi prima, di cosa si è portato per il pranzo. Con la collega si parla dei progressi del suo bimbo, belle difficoltà a fargli piacere l'asilo...cose così. Poi mi metto le cuffie e mi alieno con le mie pratiche e vado avanti così...
Col collega aspirante pensionando ci stanno però argomenti caldi che non possiamo toccare, trovandoci irrimediabilmente agli antipodi. Lui è un cattolico appartenente ad una comunità bigotta e oscurantista, il cui leader ebbe a giustificare pubblicamente il femminicidio durante il family day ( ho postato il video a suo tempo. So di cosa parlo). E così quando ci confrontiamo su certi temi entrambi esprimiamo la nostra parte peggiore, io mostrando il mio disappunto per l'esistenza stessa della chiesa tutta e lui insistendo sulla inevitabilità di una istituzione del genere per la salvezza di tutta l'umanità. Oggi gli accenno sdegnata del prete che giustifica la pedofilia e lui dice che la chiesa è altro...io gli dico che questo non è un modo intelligente di confrontarsi, bisogna rimanere ancorati ai fatti altrimenti si parla solo di massimi sistemi e non si tiene conto delle conseguenze irrimediabili di episodi specifici. Ma lui non lo capisce. Io gli dico che il fenomeno è diffusissimo e gravissimo e taciuto per troppo tempo e lui blatera che non è vero e che vuole i dati.

Nel giutificare questi confronti incarogniti, nei momenti distesi mi dice che noi possiamo pensarla in maniera diversa ma questo non ci impedisce di essere amici lo stesso, che il dialogo rende superabili le incomprensioni. Quando mi dice queste cose a me viene in mente sempre, ma dico sempre, quel momento del film " Palombella rossa" quando quel democristiano va da Michele e gli dice " Michele,
 io sono contento che tu esisti. Tu sei contento che io esisto?" E lui dice:"No!"
Poi mi calmo canticchiando "Imagine". Poi mi arrabbio di nuovo pensando che il suddetto collega una volta disse che era una canzone ispirata al cristianesimo....non ne esco....mi rimetto le cuffie e mi estraneo come non posso più evitare di fare

1 commento:

  1. Già la storia del "femminicidio giustificato" potrebbe essere chiave di volta per ottenere cambio ufficio, stanza, piano, palazzo e forse anche lavoro.. ;)

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