Sola andata

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lunedì 2 novembre 2015

Cose a cui penso quando penso a Pasolini

Confesso che prima dei quindici o sedici anni manco sapevo chi fosse Pasolini. Però mi ricordo perfettamente il momento in cui l'ho scoperto, il turbamento che mi procurò quel frammento di film che vidi all'interno di un programma della Rai tre di Guglielmi (Italiani brava gente). Era uno spezzone della "Ricotta" il più famoso dei racconti del film "a più mani" intitolato ro.go.pa.g.
Rimasi sconcertata. Anche quando poi vidi altre sue opere, anche più crude e impattanti, la "ricotta" è la prima cosa a cui penso quando si parla di Pasolini.

 La seconda cosa a cui penso è un fumetto di Davide Toffolo che racconta dello scrittore/regista/poeta/giornalista come in un sogno in cui gioca a rimpiattino con la realtà biografica. Splendido.

La terza cosa che mi ricordo è una certa aneddotica molto curiosa e apparentemente stridente con la figura di intellettuale così lucido e padrone della realtà. Mi ricordo ad esempio di una intervista alla Maraini in cui lei raccontava che Pasolini non aveva nessunissima abilità pratica. Non era capace neppure di accedere il gas per cucinare e così quando era in viaggio con lui, bisognava pensare di dover provvedere ad una specie di bambino. In un altro racconto, non ricordo bene di chi, seppi che quando il suo attore feticcio ( a cui era legato anche per altro) Ninetto Davoli lo chiamò per dirgli che voleva sposarsi perché si era innamorato di una donna, Pasolini - che era in un albergo - cominciò a spaccare tutto, a urlare e a dare di matto. I suoi collaboratori misero a tacere il fatto pagando tutti i danni.

Ecco, lo so, è una specie di oltraggio ricordare uno dei massimi intellettuali del novecento con questi
episodi privi di ogni spessore rappresentativo. Avrei potuto almeno sottolineare il fatto che qualunque passaggio televisivo, qualunque recupero delle sue interviste su you tube, qualunque suo articolo mi sia capitato a tiro...abbia sempre fagocitato la mia totale attenzione e ammirazione, per il mirabile uso della parola e per il valore tristemente profetico che hanno sortito gran parte delle sue considerazioni...avrei potuto dire tutt'altro per onorare la sua memoria. Ma chi sono io per farlo? Io, che l'ho scoperto per caso, quasi da adulta e con la frammentarietà della "didattica"televisiva, durante lo zapping casuale e annoiato di una sonnacchiosa domenica pomeriggio. Forse addirittura dopo la pubblicità di un dentifricio. Niente, mi volevo solo scusare, pure a nome della pessima scuola che ho frequentato e nella quale non ho mai sentito pronunciare il suo nome.

 "La mia indipendenza, che è la mia forza, implica la solitudine, che è la mia debolezza"(P.p.p)
 #grazie

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