Sola andata

Sola andata

mercoledì 18 novembre 2015

Per appassionati cinefili (che col nord Europa non si scherza...)

Certe cose si prevedono facilmente. È difficile che uno si sbagli. Se sto per andare a vedere un film islandese lo so che non riderò, che con ogni probabilità non ci troverò manco la colonna sonora, che i dialoghi saranno pressoché inesistenti, che la trama tratterà tematiche di cui buona parte del mondo non ritrova neppure nella narrativa più surreale.
Se uno parte con queste premesse poi è probabile che farà due cose:
1) affronta stoicamente il progetto cinema introspettivo, sperando di non essere in carenza di sonno
2) prova a lasciarsi sorprendere. Si entra disarmati, con la certezza di dormire, e si spera che tra quei silenzi accada dell'altro.
Oggi ho visto Rams, un film islandese. Ci sono andata con un amico cinefilissimo in questo pomeriggio un po' freddino dopo una giornata di lavoro piuttosto breve e molto solitaria perche erano tutti all'assemblea sindacale (io non ci vado mai).
Il paesaggio è quello tipico di un paese nordeuropeo dominato da spazi sterminati di una natura gelata, pochissime case, silenzi, isolamento.
La storia è quella di due fratelli che non si parlano da quarant'anni pur essendo dirimpettai. Quando è strettamente necessario si inviano dei "pizzini" spediti tramite il cane. Sono due bravissimi allevatori di pecore di una razza che è in estinzione. Le pecore si ammalano e la comunità decide di abbatterle tutte. Sfidando tutto e tutti uno dei fratelli vuole impedire l'annientamento delle sue pecore e con degli stratagemmi tenta di nasconderle e nel frattempo prova a farle rispodurre. Sarà tutto molto complicato, perché l'ostilità del clima impedisce fughe e spostamenti anche minimi. Più volte entrambi i fratelli rischiano il congelamento. Ma proprio in questa condizione estrema i due fratelli si ritroveranno.

Ecco. Questa la trama, che io continuo a trovare surreale e assurda pur nella sua verosimiglianza. Quando il film è finito nessuno se ne è accorto subito, eppure quella scena finale non poteva che essere la scena ultima. Al mio amico il film è piaciuto. A me ha spiazzato ma a tratti l'ho trovato
dolcemente poetico. In fondo è la storia di un legame inevitabile, come è inevitabile quello tra fratelli.
È la storia di una passione unica e cocciuta per l'unico lavoro che si è svolto per tutta la vita. E poi ci sta l'impossibilità della resa, della lotta per salvare i propri spazi di vita, quelli che sembrano tanto piccoli pure in luoghi tanto sterminati.
Io ho fatto un po' di fatica, però sono uscita contenta lo stesso, pensando che un buon film non deve necessariamente essere bello dall'inizio alla fine.
Può esserlo anche soltanto nei punti giusti. 

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