Sola andata

Sola andata

mercoledì 25 novembre 2015

Non è mai troppo presto

Quando l'erba diventa croccante. La mia definizione di inverno coincide con il verificarsi di questo fenomeno qua. Come ho già raccontato qualche volta io esco di casa che è ancora buio,spesso una una luna enorme, con soltanto del caffè e un miliardo di integratori nello stomaco, percorro un "pellegrinaggio" di quarantadue minuti verso il lavoro e timbro più o meno alle 7:30. Solo allora faccio colazione. Sono del tutto eccezionali i casi nei quali mi impongo di arrivare tardi e godermi una lunga colazione a casa.
 C'è un piccolo tratto di questo mi percorso abituale che è fatto di erba e quando si ghiaccia io mi diverto a camminarci sopra come se fossi sopra dei biscotti di pasta frolla. Per me l'inverno è solo quella roba lì ed è solo da quel momento che mi rendo davvero conto che tutto il tragitto è in realtà completamente cambiato: dagli alberi sempre più simili a scheletri che inveiscono contro il cielo, all'aria gelida che intontisce le narici, all'atmosfera rarefatta dai vapori di consistenze diverse che produciamo noi passanti, la terra, le auto...

Quando arrivo al lavoro sono già abbastanza desta, mi sono riscaldata per il lungo cammino e sono già al secondo radio giornale.

Sono anni che seguo questo rituale con la pedanteria di un monaco benedettino, eppure lo spirito con cui affronto quella parte della giornata è la cosa più lontana dalla ripetitività alienante che possa immaginare: ci metto dentro la concentrazione di tutta l'energia che mi servirà per la giornata, ci stanno le aspettative, la smania di sapere come andrà, ci sta il ricordare quello che è successo il giorno prima e pure il fare i conti con quello che purtroppo non è successo, ci sta il pranzo preparato la sera prima, ci sta la radio. Ci sta la sintesi della mia fatica quotidiana passata e da venire.

Chi fa sport di resistenza forse certe cose le capisce, perché è un errore pensare che ci si stanchi per la monotonia dell'azione. Chi fa sport di resistenza con successo in realtà vede in quella ripetitività una sequenza infinita di sensazioni diverse sulle quali concentrarsi di volta in volta lungo il percorso. È una cosa che gli altri non possono vedere ma la verità è che la vera spinta a resistere sta tutta in quella intima percezione di mutamento continuo nella monotonia apparente dell'azione.

Io le mie mattine le vivo felicemente così da anni e mi piacerebbe continuare così per l'eternità. Perché lo so che potrei fare pure in un altra maniera: per esempio prendere il 66 sotto casa e arrivare al lavoro in 11 minuti, potrei così svegliarmi un'ora e mezza più tardi, rinunciare alla fatica di prepararmi il pranzo e andare a mangiare dai cinesi come fanno gli altri.

Così non calpesterei più l'erba croccante e non potrei accorgermi che è arrivato l'inverno.
Che cosa orribile.


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