Sola andata

Sola andata

martedì 29 dicembre 2015

nebbia reale e nebbia surreale

Erano più o meno le sette di sera e io non vedevo niente di niente. Milano in questo periodo ha una consistenza tutta sua. Pure questa storia angosciante delle polveri sottili...mi sono accorta che ho cominciato a fare caso al mio respiro. È come se volessi contingentare le mie ispirazioni ed espirazioni per ridurre al minimo la mia morte da intossicazione da smog. Ovvio che si tratta di una pratica priva di intelligenza, ovvio che non posso farci niente pur non avendo colpe visto che di tossico io non emetto niente, se non qualche sporadico lamento sulla condizione umana, che quella poi mica si intossica solo con lo smog.

 E poi ci sta una nebbia...avresti dovuto vedermi camminare per via Mecenate stasera, ma tanto non ci saresti riuscito. Non vedevo niente di niente e per tutto il tragitto ho immaginato che al quadrivio avrei trovato Bogart, con un piccolo aereo accanto che mi diceva che ero io quella con cui sarebbe partito. La nebbia ha una sua magia che forse fa invidia persino al mare in quanto a romanticismo, anzi, se dovessi immaginare una sceneggiatura ci metterei una nebbia fitta fitta per raccontare una profonda solitudine o un grande amore  dove due si fanno strada tenendosi il braccio, senza dirsi nulla, senza vedere nulla, senza ascoltare nulla...come se tutti i sensi fossero qualcosa di superfluo in un luogo che ha annullato i suoi contorni per fare spazio ad altre dimensioni. La nebbia livella persino il prestigio dei quartieri. Avrei potuto essere a Brera, a Porta Nuova, ai Navigli...non avrei trovato differenza, avrei provato le stesse sensazioni di totale disorientamento e di costruzione di mondi nuovi.
"Quando c'è la nebbia non si vede". È vero. Si sogna.

Anche stamattina presto era così, ma ad un certo punto, man mano che l'aria si riscaldava e la luce aumentava, ho cominciato a vedere tutto in modo sempre più nitido, cominciavo a sentire i rumori delle auto, a vedere i semafori, i quartieri e il mondo reale che mi restituiva tutti i contorni. La nebbia che si dirada è una impietosa violenza necessaria che purtroppo ha un suo senso a inizio giornata quando siamo richiamati al principio di realtà, quella roba per cui un individuo adulto che ne possiede almeno una modica quantità riesce più o meno abilmente a cavarsela sulla terra.
Ma stasera lei c'era di nuovo. Ho ripreso ad ascoltare il mio respiro, ho fatto caso al silenzio, ho camminato senza vedere e ho pensato che dovevo arrivare prima possibile alla fine della strada. Perché allora avrei di certo visto una piccolissima luce rossa. La sigaretta accesa di Bogart che sta di nuovo lì ad aspettarmmi. Per sempre. O almeno fino al diradarsi nella nebbia







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