Sola andata

Sola andata

lunedì 8 febbraio 2016

Il buono, il bene, il bravo (...se proprio devo essere felice...)

Meno male che io posso garantirmi che non è proprio così. O perlomeno non è soltanto così. Eppure ammetto che se non mi conoscessi e dovessi per caso incappare in un blog come questo, non credo che impiegherei molto tempo per trarre un giudizio su di me piuttosto limpido e non troppo articolato. Trattasi di ordinaria (quasi) quarantenne, sola, malinconicamente ironica, con periodiche carenze affettive (ma è convinta che alla fine si tratti solo di carenza di magnesio), tendenzialmente disincantata, appassionata di poche cose e sempre quelle (...che un giorno glielo diciamo che dei film che si va a vedere anche chissene...), affettuosa, ma con ataviche difficoltà nella fluida gestione dei rapporti umani. Timida e in fondo compiaciuta della sua solitudine perché, a conti fatti, è quella che la fa soffrire meno di tutti.

E invece in realtà tutto questo è il sottofondo costante di una quotidianità in cui succedono tante altre cose nelle quali provo ad essere parte attiva e che mi interessano tanto quanto le mie coriacee malinconie autoimmuni.
Per dirne una, ci sono appena state le primarie per il candidato sindaco di Milano, città che ormai sento come mia perché quando te ne vai da dove sei nata, se ti chiedono di dove sei impari a rispondere "io sono del posto in cui sto".
Milano è forse l'unica città d'Italia che funziona anche senza un vero amministratore, perché ha una compagine sociale ed economica così evoluta che procede spedita pure senza una guida istituzionale. Ed è proprio per questo che la sola cosa su cui sarebbe stato il caso di puntare era l'attenzione alle politiche sociali e allo studio di formule più efficaci per tutelare la parte più debole della società. E di questa cosa qua soltanto la migliore politica  può farsi carico.
Pare che non sia andata così e a me dispiace moltissimo. Ancora di più dell'amore che non arriva. Giuro.

Oltre all'ipad e allo yogurt greco alla vaniglia (di cui devo ricordarmi di proporre vasetti da quattro chili), sul mio tavolo ci sta pure un fumetto di Zerocalcare. L'anno scorso, quando sono andata a farmi firmare la copia del suo penultimo capolavoro assoluto, non so per quale incantesimo mi sono ritrovata seduta accanto a lui e di fronte ad una fila di ragazzi adoranti che sarebbe durata fino alle sei del mattino dopo (è agli atti). Gli ho fatto i complimenti per quanto è bravo e che mi era piaciuto pure la sera prima alla presentazione in Feltrinelli con l'editore. A quel punto lui mi guardò, timidissimo, e mi disse: "ma se mi sono incartato tutto il tempo. Non mi veniva da dire niente di intelligente". In quel momento ho pensato che non ci vuole poi molto a capire quando uno è grande  di una grandezza enorme. Se devo pensare alla felicità io la trovo nelle cose scritte da questo dolcissimo trentenne la cui candidatura al premio Strega non credo che sia stata una semplice provocazione.

...io non so parlar d'amore e manco lo so cercare e di sicuro non l'ho trovato. Ma se passo la vita a scrivere solo questo, poi me ne dimentico che ogni tanto sono stata felice per futili motivi. E non so perché ma credo che scordarsi le cose sia quasi sempre un vero peccato

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