Sola andata

Sola andata

mercoledì 10 febbraio 2016

Straziami ma di (senso) saziami

Fino alle 22:30 esatte. Non rispondo di quel che ne è stato dopo. Se uno resiste più di due spot, poi acquisisce in automatico titolo a parlare di Sanremo. Quindi io posso dire che: zero canzoni piaciute, scenografia non capita, Virginia Raffaele - di solito esilarante - non mi ha fatto ridere per nulla, Garko mi fa impressione...se avessi due anni sono sicura che mi metterei a piangere se mi sorridesse. Di Conti potrei spendere lo stesso numero di parole che troverei per raccontare un film di Bellocchio: due o tre e tutte a caso. Stamattina invece ho sentito la canzone di un tale Rocco Hunt che dice una cosa tipo "wake up guaglio'"...ecco vorrei dire a questo giovane virgulto napoletano che mentre lui dice ai suoi coetanei di alzarsi, noi quarantenni da mo' che corriamo senza sosta coi 99 posse...

Basta sono già esausta, ho esaurito tutta la mia capacità di critica sanremese. E poi oggi sono particolarmente provata. Ho dovuto fare un turno non previsto allo sportello, dovevo trovarmi in centro alle cinque esatte ma i treni del passante avevano subito un guasto e io ero imbacuccata come si farebbe a febbraio se non facessero 16 gradi. Ma perché certe volte tutto mi appare così perfettamente stonato!?!?

Per fortuna poi arriva la sera e penso che pure se a suo tempo l'ho fatta grossa a illudermi che ce la potevo fare a continuare a vivere così per sempre, alla fine ci sta quel magico conforto del rientro in casa...o meglio dell'uscita dal caos.
Sono circa due settimane che quando esco la mattina mi pesano un po' quei quarantadue minuti di cammino di cui ho già raccontato qualche volta. Me ne accorgo perché non ascolto più con attenzione quello che sento nelle cuffie, perché vorrei abbreviare in modo surrettizio il percorso, perché guardo sempre a terra e mai la strada davanti, perché quando penso alla giornata che mi aspetta la sola cosa che mi strappa un sorriso è la prospettiva  del rientro, quando in frigo troverò le mie verdurine già pronte e lo yogurt greco alla vaniglia. Mah, chissà se sono segnali che vogliono suggerirmii qualcosa o se si tratta soltanto di piccoli cedimenti naturali. In entrambi i casi non mi viene in mente  nessuna valida azione di contrasto. Forse devo trovare solo dei percorsi alternativi...

Che strano, mi ritrovo ad aver scritto queste cose mentre la mia intenzione di stasera era quella di parlare del fantastico tema della sazietà, o meglio di quel meraviglioso senso di pienezza che puoi avvertire solo quando hai raggiunto il punto ottimale del tuo benessere. Io ho sempre odiato chi, con intento ottusamente pedagogico, affermava che bisognasse alzarsi da tavola con ancora un po' di appetito, perché fa bene e si apprezza di più quello che si è mangiato. Ecco io credo che questo inno all'insoddisfazione, al bisogno perennemente inappagato, a quella estenuante idea romantica del sensucht (chi lo sa se si scrive così) che risponde al "sempre agognato e mai ottenuto" sia il vero biglietto di sola andata di una vita spesa male, incompiuta e infelice.
E così ho pensato che in effetti in questo periodo mi succede una cosa molto strana. In questo periodo ho fame ma mangio senza appetito. E fare così non solo non sazia, ma fa pure tanto male. E questo io lo so per certo.






Nessun commento:

Posta un commento