Sola andata

Sola andata

lunedì 11 luglio 2016

Scelte di vita...scelte da chi?

Credo che siano state soltanto tre le volte in cui ho pensato che l'angoscia e lo stress erano di tale intensità che pensavo che il cuore mi salisse su per la gola soffocandomi per sempre.

La prima volta è stata quando ho partecipato alle selezioni per una specie di master per entrare in coop adriatica. Oggi non mi capacito perché ci tenessi così tanto a lavorare lì dentro, eppure all'epoca era un mio desiderio fortissimo. Mi ricordo che dovetti superare tre selezioni piuttosto faticose e persino un ultimo colloquio con uno psicologo per testare la reale motivazione...una vera esagerazione. Mi ricordo di un'attesa snervante e di una telefonata alla quale non sapevo se rispondere o meno. Era la convocazione al corso. Di lì a otto mesi avrei firmato il mio primo contratto di formazione lavoro. Mi sono licenziata meno di due anni dopo senza alcuna esitazione, nessuna idea di cosa mi sarebbe toccato in sorte e con una strana percezne di scollamento profondo tra idea e realtà.

La seconda volta è stato quando ho fatto l'esame per il dottorato. Esattamente un mese dopo il mio licenziamento ho deciso di fare questa cosa. Ho preso un libro di macroeconomia avanzata, uno di micro e uno di economia internazionale. Ho spedito la raccomandata per il concorso e per un mese esatto ho fatto così. Sveglia alle 5:30 studio fino alle 13:00 scrivendo temi su ogni argomento trattato. Pausa di un'ora e di nuovo fino alle nove. Non oltre. Tutti i giorni per un mese. Mi presento agli scritti. Per vedere affissi i risultati passeranno otto ore. Mi metto in attesa in un 'aula dove ci stavano degli studenti molto giovani che ancora oggi credo che si ricordino ancora di quella pazza con lo sguardo vitreo fisso nel nulla per un'intera giornata. In quelle otto ore non ho detto una parola, non ho neppure bevuto, non mi sono mai alzata manco per andare in bagno. Una mummia col battito cardiaco simile ad un turboreattore. Escono i risultati. Non ho il coraggio di guardare. Sono la prima dell'elenco: il mio scritto ha 58/60. Ok domani ci sono gli orali. confermo la mia prima posizione (per onestà devo dirla tutta...concorrevo con dei ciuccioni...). Vinco una delle due borse di studio in palio. Credo che quel giorno sia stato in assoluto uno dei primi due o tre più belli della mia vita. Eppure mai un solo istante ho pensato di fare la carriera accademica...e allora per quale diavolo di ragione quella volta rischiai la disidratazione per un'esperienza che nella migliore delle ipotesi sapevo che sarebbe durata soltanto tre anni? Mah vai a capire i meccanismi con cui il mio cervello definisce l'area della progettualità...però è stato molto bello. Mi sono occupata delle cause della povertà. Non credo francamente di aver dato contributi significativi, ma è stato spesso un godimento assoluto. Se hai la possibilità, il talento e la voglia di studiare per sempre, fallo.

La terza volta è stato per il concorso che mi ha portato alla vita che ho adesso. La notte prima stavo in un albergo vicino al posto dove avrebbero deciso la parte più significativa della mia vita fino ad oggi. Credo che dopo quella notte il mio cuore sia in grado di sostenere qualsiasi forma di maltrattamento. Eppure da allora mi sono chiesta il perché di tutta quell'ansia. Mi sono domandata quando è stato il momento che ho sognato di entrare all'agenzia delle entrate, a Milano, in un bilocale, tra persone che non avevo mai visto prima, in mezzo a una soltidune spesso esasperante, pure quando ho provato a non esserlo più. Mi sono chiesta, così all'improvviso, se ne Sia valsa veramente la pena. Procedere per tentativi intendo. Piuttosto che avere una visione chiara di quello che si vuole, che si è in grado di fare, della reale vocazione posseduta. E così ogni tanto mi viene da chiedermi chissà dove fosse il Dio delle idee chiare mentre qualcun'altro, forse un angelo apprendista molto imbranato, mi stava progettando.



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