Sola andata

Sola andata

venerdì 8 luglio 2016

Ti conosco da una vita...lunga almeno dieci minuti

È solo una delle tante formalità obbligatorie da espletare periodicamente quando si è in forze in un pubblico ufficio. Si sa che dura soltanto pochi minuti e in genere non è così accurata da generare sorprese. La mia visita medica di oggi sarà durata non più di una decina di minuti. Il medico era un signore di mezza età, vestito bene e con le bretelle. Che belle le bretelle, ogni uomo dovrebbe portarle, mi danno un senso di simpatia e signorilità assieme. Ha cominciato a farmi le solite domande di rito: "prendi medicine, anticoncezionali..." - "no,mai", "quando rientri dal lavoro avvertì il bisogno di stare seduta al buio? -"no" . "Avvertì spesso stanchezza?"- "No. Cerco piuttostodi fare più sport che mi è possibile" ."porti gli occhiali? - "si. Ma ho deciso che il mio astigmatismo sia tollerabile e quindi per lunghi periodi non li porto" "ora verifichiamo subito quanto sia tollerabile"
Mi fa la visita oculistica e...in effetti le decisioni sul mio astigmatismo vanno riconsiderate, magari inforcando con regolarità gli occhiali. "quando guida prova fastidio?"-" non guido da tanti anni ormai.." "perché? Le hanno ritirato la patente? (Sorride. E penso che ha un sorriso proprio bello e rassicurante) -" no. È che ho deciso che sto più comoda senza la macchina, che riesco a raggiungere molti più luoghi con metodi alternativi e che a Milano non ha davvero senso avere un'auto".
Rimane in silenzio. Poi compila la cartellina che mi riguarda, me la fa firmare e poi mi dice così
"Senta. Lei una donna molto sana e mi pare di capire con delle  idee molto radicali. Perché non usa le sue risorse per faree del volontariato? Non mi fraintenda, non ho nomi di associazioni da farle, né intendo condizionare le sue abitudini. Ma credo che le farebbe davvero molto bene".
 Non lo so per quale oscuro motivo io gli abbia ispirato una riflessione simile, né posso credere che costituisca una sua chiosa di rito per tutti i dipendenti. Ho avuto la chiara percezione che questa cosa abbia voluto dirla proprio a me. Per un momento ho pensato che sapesse tutto di ciascuna delle mie fragilità, quelle che si ripropongono sempre uguali a se stesse per tutto il tempo in cui non rimango distratta dai rituali di una quotidianità senza troppa fantasia.

Mi pareva che a un certo punto volesse dirmi "guarda che lo so che ti senti come non vorresti perché cerchi cose sbagliate nei modi e nei posti sbagliati. E so anche che se pure trovassi quello che cerchi non sapresti cosa fartene perché bisognerebbe volerti davvero un gran bene per accettare tutto quanto comporterebbe lo stare con te e anche solo alcuni dei tuoi guai. E so anche che non hai nessuna voglia di stare per compiere quarant'anni perché senti che il tuo bilancio contiene troppe voci stonate che vorresti soffocare o trasformare in urla di gioia. Provaci, lo so che non lo hai mai fatto. E invece dovresti solo cominciare per capire che forse la strada è solo quella"

Io non lo so se lui abbia davvero pensato a tutto questo. Quasi certamente no. Ma quando mi ha suggerito quella faccenda del volontariato con la consapevolezza asciutta di chi ha una chiara idea di chi gli sia di fronte, ho fatto molta fatica a trattenere le lacrime.
E ho sperato che davvero la visita durasse soltanto pochi minuti come mi avevano detto. E soprattutto ho implorato il cielo che dopo, in ascensore, non ci fosse nessuno a chiedermi perché piangessi.

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