lunedì 11 gennaio 2016

Pro_fumo di Londra

Ormai lo sa tutto il mondo. Bowie è morto. Io non sapevo che fosse malato. Erano due giorni che non sentivo parlare d'altro che del suo ultimo disco appena uscito e di quale assoluto ennesimo capolavoro fosse. Poi ho ascoltato un'intervista a Veronesi, che lo aveva diretto per "Il mio west" e ne parlava malissimo. Diceva che era antipaticissimo e ingestibile, forse il peggiore tra gli attori con cui ha girato un film. Non più di cinque minuti fa lo hanno interpellato ancora sul Bowie che ha conosciuto e lui ha ricordato di come fosse rigoroso e ossessionato dalla morte...e io ho provato un po' di compassione. Per entrambi. Ma tant'è...

Nella rapida biografia di commemorazione ho scoperto che ha trascorso l'infanzia a Brickstone, uno dei quartieri più pericolosi e malfamati di Londra e quello che io conosco meglio perché fu lì che trovai un piccolo lavoro per restare a Londra più tempo possibile.
In realtà mi è piuttosto difficile credere che ci siano prove inconfutabili del fatto che il talento, il genio, la creatività si sviluppino in certi contesti piuttosto che in altri, ma è un fatto che Londra abbia sfornato e continui a sfornare tra le maggiori produzioni artistiche del mondo e sarebbe troppo facile liquidare il tutto con la solita storia dello strapotere del mercato anglosassone, se è vero che la controcultura è nata e ha dato il meglio di se' lì e non altrove.

Io avrei tantissimo voluto nascere e vivere a Londra, l'ho sempre detto e non ho mai cambiato idea. Pure se le volte che ci sono andata me ne sono capitate di tutti i colori, pure se quando andai alla Soas, l'università dove avrei voluto fare il mio secondo anno di dottorato, mi misi in ginocchio per essere ammessa e loro furono inamovibili e mi dissero che no il mio voto di Toefl non era sufficiente nonostante le dodicimila sterline di corso che avrei pagato.  Una volta andai a Camden town di prima mattina e scoprii che anche quando il mercato non è ancora aperto ce ne sta un "altro" che non chiude
mai...oggi i nuovi ricchi stanno comprando tutto il quartiere e lo stanno rimettendo a nuovo e penso di aver fatto giusto in tempo  a portarmi dentro uno dei posti più pazzeschi del mondo.
Un'altra volta accettai l'invito di un ragazzo di colore, cliente del piccolo ristorante in cui lavoravo. Mi portò a vedere l'intero quartiere afro, dove tutto, ma proprio tutto, dal cinema alla biblioteca ai negozi alimentari ai ristoranti...parla africano.

Per me Londra è quasi solo la sua periferia e le sue zone "maledette", o perlomeno tutto quello che trovo davvero affascinante di questa città si trova da quelle parti.
Milano è la mia Londra riadattata, è una delle prime cose a cui pensi quando la vedi, pure se a Londra non ci sei stato mai. Però la Soas era tanto più ganza della Bocconi...(sic)

Non lo faccio mai...ma ti chiedo, proprio a te che leggi bontà tua, qual è la tua città?





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