Sola andata

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sabato 5 marzo 2016

Intransigenza. Le grammatiche intrasitabili

Pure  io l'ho imparato solo da pochi giorni. È appena finita la trasmissione radiofonica del sabato e della domenica che mi piace tanto e una delle conduttrici, che è di origine Svizzera, è stata redarguita da uno degli ascoltatori per aver detto "ha piovuto" piuttosto che "è piovuto". In realtà si può dire in entrambe le maniere perché l'errore è talmente ripetuto che la Treccani ha inserito l'espressione tra quelle "tollerate". Va bene...ma è piovuto è più bello lo stesso, anzi a maggior ragione mi piace molto di più. Perché sarà pure vero che l'importante è capirsi ma allora perché evitare di farlo nel migliore dei modi solo per amor di sciatteria?

Riflettevo su questa cosa perché lo stesso episodio, per la stessa identica espressione mi è capitato poco tempo fa ed ero rimasta abbastanza colpita da questo errore giustificato. E così ho cominciato a riflettere sulla "grammatica" di tutte le cose, dai sentimenti ai gesti, dai percorsi individuali alle scelte etiche...e mi sono chiesta se davvero ci siano dei codici imprescindibili per tutto oppure se la componente aleatoria alla fine prevalga su quella regolamentata fino a renderla "tollerata". Mi sono chiesta se alla fine la spunterà sempre "ha piovuto" perché così fan tutti e la dittatura della maggioranza si farà presunzione di verità.

Nella mia personalissima grammatica dei sentimenti ci sta il bacio. Quando mi convinco che uno mi piace assai assai, non posso avere la certezza che quello che provo sia vero fin quando non lo bacio. E se poi succede e quel bacio non mi racconta niente allora solo in quel momento finalmente capisco. Il bacio è un gesto sempre esattamente uguale a se stesso eppure restituisce un'infinità di significati a seconda dei suoi "usi". Ma solo uno è quello corretto: degli "ha piovuto" non me ne faccio proprio niente. E così ho capito che l'importante non è solo capirsi, come diceva quel pm dal lessico elementare di cui abbiamo assistito il comprensibile declino.

Però mica è sempre così facile e poi a volte gli errori in fondo sono il vero passaggio obbligato per fare cose un po' più giuste di prima: prendi la mia cheese cake per esempio. A me piace molto di più della ricetta originale, ma di fatto è una ricetta "sbagliata". E così mi sono persuasa che anche quella di commettere errori sia in fondo un'arte: l'arte di commettere gli errori "giusti".

A me piace tanto procedere nella vita per tentativi ed errori, però devo poterli riconoscere come tali, altrimenti non vale. Altrimenti quel bacio inutile mi avrebbe parlato di un futuro improbabile, di un legame inesistente, di un dialogo falso. La grammatica a questo serve, a intendersi anche dopo che ci si è capiti.

E così ho pensato che pure se da ora in poi non correggerò più chi dice "ha piovuto" invece di "è piovuto", io starò sempre ancora più attenta di prima a provare molto fastidio per questo inutile errore "tollerato"



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