Sola andata

Sola andata

venerdì 25 marzo 2016

"Palestre" di vite

Ad un certo punto mi ero stufata e così ho provato a organizzarmi diversamente. Da quando vivo qui ho sottoscritto abbonamenti in tre palestre differenti, tutte molto belle, con tanto di sauna e centro relax, tantissimi attrezzi, corsi molto sperimentali, personal trainer belli e in posa come sculture greche, clientela molto glamour...eppure io andavo in quelle magnifiche strutture sempre molto malvolentieri: mi irritavo quando il mio tapis roulant preferito era occupato, mi affaticavo troppo per finire tutta la mia scheda, mi sentivo sempre inadeguata sia negli esercizi che nello stesso abbigliamento (se non tenevi figo pure l'elastico per i capelli finivi subito tra i paria)...però ci stava una cosa che amavo molto. Mi piaceva stare nello spogliatoio ad osservare e ascoltare le altre "palestrate". trovavo molto affascinante quel clima naturalmente privo di pudori nel quale tra i vapori e i profumi buoni di bagnoschiuma e creme ci si abbandonava alle confessioni più disparate. Pure tra perfette sconosciute. I temi erano sempre gli stessi: amore, figli, nipoti, lavoro. E io mi mettevo lì seduta ad impiegare più tempo del dovuto per prepararmi e andare. Amavo ascoltare, mi compiacevo che una semisconosciuta mi trovasse abbastanza affidabile da raccontarmi i fatti suoi ( senti chi parla...quella che scrive i suoi ad una platea potenzialmente illimitata e soprattutto invisibile). In tutti gli spogliatoi che ho visto ci sta sempre un grande specchio a figura intera prima dell'uscita e la cosa che non ho mai smesso di notare è che tutte, ma proprio tutte noi, prima di uscire con la nostra tenuta sportiva, facciamo una torsione per guardarci il fondoschiena. Poi usciamo, sicure di noi stesse più o meno quanto lo si può essere della composizione chimica dell'antimateria. In certe cose siamo gli essere più prevedibili e scontati del mondo. Lo ammetto.

Poi un giorno mi sono stufata del borsone, di tutta quella fatica praticata in uno spazio cosi limitato e chiuso, di quella musica mai azzeccata alle mie necessità, di quegli orari obbligati. Non ho più sottoscritto abbonamenti e ho cominciato ad allenarmi da sola a casa, in orari antelucani e prima di qualunque altra attività della giornata. Tutti i giorni per circa quaranta minuti. Ne ho fatto una disciplina spirituale oltre che fisica. Così è stato negli ultimi due anni e così spero di continuare molto a lungo perché è un esercizio di costanza che ritengo fondamentale. Intanto però continuavo a sognare un'altra cosa: correre al Parco Sempione con altre persone. Da circa un mese lo faccio, ho ripreso il mio borsone, frequento di nuovo gli spogliatoi e riascolto di nuovo le stesse storie. La differenza è che ci alleniamo all'aria aperta, non solleviamo pesi  ma corriamo libere nella natura, non rimaniamo confinati in uno spazio chiuso e parcellizzato ma prendiamo possesso di un intero territorio ponendo noi i limiti. Ci sta una differenza enorme nella maniera in cui decidi di muoverti, di occupare lo spazio, di vivere e condividere la fatica. La vera cartina al tornasole è stato di nuovo lo spogliatoio, così tanto diverso da quelli a cui ero abituata, perché lo noti da subito che adesso i problemi - sempre quelli - senti che li puoiaffrontare come se fosse uno sport di squadra e non un fardello di cui sostieni il peso solamente tu. .
Io l'avevo appena conosciuta quella piccola dolcissima donna col caschetto mogano e le asics più belle che abbia mai visto. Ha cominciato a raccontarmi dell'uomo col quale convive da dieci anni e che ora non la vuole più e lei non sa che fare. Ad un tratto piange, chissà dopo già chissà quante altre volte, e ad un certo punto quelle lacrime sono sparite tra gli abbracci, l'ironia e la leggerezza di due sue adorabili compagne di running.

E così ho pensato che è proprio vero che lo sport fa tanto bene. Ma ci stanno delle volte che è capace di fare addirittura meglio

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