Sola andata

Sola andata

martedì 17 gennaio 2017

A schiena dritta, per un po' di calore

Non ho neppure una scusa vagamente valida. Forse potrei accampare quella delle solite due ore scarse di sonno, ma io dormo sempre tanto poco e non è questo il motivo per non andare agli allenamenti serali del martedì. Oppure potrei dire che quando mi metto a leggere poi non voglio più staccarmi dal mio libro e che quando mi metto con la schiena spalmata sul termosifone poi quello vale come paradiso artificiale e a quel punto io non rispondo più della mia volontà

 È che oggi avevo voglia di fare solo cose che desideravo davvero, senza sacrifici né ansie. Ieri raccontavo di una giornata inutilmente complicata, trascorsa a ipotizzare un cambio di rotta che per fortuna non mi è stato concesso, perché di certo non avrebbe assecondato nessuna delle mie aspettative.
Che strano fare i conti con desideri che, se realizzati, ti accorgi che ti renderebbero più infelice del loro non concretizzarsi. In realtà quello che è successo ieri è già completamente metabolizzato, ma a me serve lo stesso per provare a capire dell'altro che mi sta molto più a cuore.

Come credo si sia intuito, pure passando anche solo sporadicamente da queste parti, io sono sola da tanto tanto tempo. Per tanti motivi che credo siano più o meno questi: 1) mi piace quasi sempre moltissimo starmene così, 2) ho una concezione assoluta e perfetta dell'amore, 3) ho amato solo persone che non mi hanno corrisposto o non lo hanno fatto nel modo in cui io avrei voluto, 4) ho paura che le cose belle, ammesso che le si trovi, finiscano.
Oltre a questi motivi, che già trovo più che sufficienti, ci sta quella maniera assurda che certe di noi hanno di intendere i rapporti d'amore, fatta di sopportazione, perdono e comprensione costanti. E così nella spirale dell'accettazione ad un certo punto ci fai stare tutto: il telefonino sempre in mano, l'indifferenza, l'assenza, l'interesse per chiunque altra...prima di arrivare a decidere che l'unica cosa da fare era rimuovere tutto, cancellare, riconoscere che si trattava di tutt'altro da chi credevo di adorare. Era sbagliata quell'attesa assurda, fatta di speranza che le cose si trasformassero.

Sono giorni in cui non faccio altro che sentire di donne massacrate, sgozzate, sparate dai propri compagni. Donne che amavano forse con la stessa idea mia di sentimento profondo e appassionato regalato ad uomini orribili che le hanno annientate, prima nel loro essere persone dotate di dignità e poi nel loro essere soggetti d'amore, per quanto sbagliato, infelice, sterile.

Se mai mi si chiedesse di chi sia davvero la colpa, forse non darei per scontata la risposta. Ce ne sarebbe una ovvia e sacrosanta che è la responsabilità penale dell'uomo che usa violenza su un altro essere e poi una risposta, molto meno ovvia, che trova le sue ragioni in quel lungo soffrire silenzioso che tante di noi si sono imposte tutte quelle volte che hanno creduto di amare senza sapere che in realtà stavano soltanto odiando troppo se stesse.

La mia sensazione è che certe lezioni le impari bene solo quando ne esci, ma qualche volta è troppo tardi, altre volte ci ricaschi perché mica uno decide a tavolino di chi innamorarsi. A patto di decidere, finalmente, di innamorarsi prima di tutto di se stessi.

Io stasera volevo stare qua, con la schiena attaccata al termosifone, con questa strana sonnolenza che ancora si sforza di ragionare con un cuore neppure lui troppo sveglio. Stasera mi piaceva star sola proprio così come sto. Domani mattina mi alzo presto e spero di pensarla ancora così.



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