Sola andata

Sola andata

lunedì 30 gennaio 2017

Sulla forza rivoluzionaria del letargo

Oggi, nel 1948, veniva assassinato Gandhi. "Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo"  è una delle sue frasi topiche che mi faccio bastare per giustificare la grandezza dell'anima che si attribuisce a quest'uomo. Su come applicare questa massima alla mia condotta quotidiana è questione per ora non propriamente risolta. Potrei dire che ci sto lavorando, ma di fatto non saprei a cosa, visto che conduco una vita ben definita in contesti rassicuranti dove ormai mi muovo su traiettorie note, fatte di un lavoro sempre uguale, lunghissime passeggiate o corse, tantissima compiaciuta solitudine, qualche buona amicizia, un amore vero mai arrivato. In inverno penso che la mia vita, così come raccontata in queste poche righe sia in fondo giusta, necessaria, sopportabile. A volte credo di non avere affatto voglia di cambiamento quando fa così freddo e la sola cosa che desidero davvero è una sonnolenza che diventa sonno profondo, consolazione, calore, riposo, attesa. In inverno non ho nessuna voglia di cambiamento. Per me è soltanto preparazione ad una fase che verrà soltanto dopo e che ci vorrà pronti e in forma per quello che finalmente vorremmo che diventasse altro. Ma adesso no. Non è il momento di fare molto. Mi è sufficiente assistere e sopportare questi giorni così freddi, le mie mani così gonfie e rosse, la mia stanchezza cronica...perché non è questo il momento...

Quando andavo in vacanza in inverno nei posti caldi, mi capitò di conoscere tante persone che mi raccontavano che per loro l'inverno era così insopportabile che ai primi freddi partivano per l'Africa e ci rimanevano fino a quando in Italia non tornava il caldo. Erano per lo più pensionati o professionisti che potevano gestirsi il lavoro. E io pensavo che era davvero una cosa invidiabile fuggire dal freddo, alzarsi la mattina e andare al mare. Sempre, tutti i giorni così. Senza mai un cambiamento, senza accorgersi delle stagioni e della vita che si risveglia dopo il suo lungo letargo ristoratore.

Io non lo so quale cambiamento potrei mai concedermi in questa stagione della mia vita, dove tutto mi pare ormai consolidato, nel quale sento che in fondo non sono stata una cattiva persona (perlomeno non volutamente) e che le cose in cui credo sono le stesse che vorrei restituire ai miei figli immaginari. Non credo alla retorica di poter incidere sulla sorte del mondo con la mia condotta e meno che mai di poterlo modificare di un millimetro. Mi è sufficiente credere nella dignità di ogni singola esistenza, compresa la mia. Ma comincio a fare confusione con le stagioni e mentre mi pare che l'inverno voglia non finire mai più, poi succede sempre che all'improvviso le mani si sgonfiano, smetto di coprirmi. E ricomincio a scoprire.
E così ho pensato che per essere il cambiamento che vogliamo nel mondo forse ci è semplicemente necessario partire dalla stagione in cui ci sentiamo davvero capaci di farlo. Per questo ho bisogno di un lungo, letargico, inverno

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