Sola andata

Sola andata

mercoledì 4 gennaio 2017

In treno

Piccola variazione di programma. In origine sarebbero stati soltanto due giorni liberi per la settimana prossima, durante i quali sarei rimasta a Milano. Invece ho aggiunto dei giorni, comprato i biglietti per casa e programmato un po' di cose da fare giù. Bene così...e invece...Non faccio in tempo a prendere un'iniziativa, che mi arriva la mail di convocazione dell'interpello fatto per andare in direzione regionale a fare un lavoro che credo mi si addica un po' di più e che mi consentirebbe di lasciarmi alle spalle un ufficio in cui faccio sempre più fatica a muovermi in modo spontaneo. Disagi di cui non attribuisco colpe a nessuno se non a me stessa e agli strani percorsi di una mente contorta e poco pacificata.

Il colloquio io lo farò lo stesso, mi hanno detto che la data del tredici si può spostare e che mi faranno sapere quando si terrà. Non nutro alcuna speranza, ma ricevere una risposta da quella specie di olimpio impenetrabile lo considero il mio primo trofeo di quest'anno.

Ora sono in treno davanti ad un caffè immondo e tra gente molto assonnata. Spero di recuperare il troppo sonno perduto degli ultimi tempi, di trovare il coraggio di fare un paio di cose che sento come necessarie e starmene più tempo possibile a fare la lotta con Pablito.
Il vagone è molto silenzioso e io penso che ho fatto bene a risparmiarmi l'attività di sportello di oggi e a comprare questo sacchetto breakfast pieno di cose sfiziose, pure quando penso che ogni volta che parto mi sale una specie di angoscia, come se mi perdessi qualcosa di fondamentale nel luogo dove tento di avere il controllo su tutto. È difficile non essere più un'emigrante quando ormai sei diventata una che ha deciso che casa sua è altrove e che poi torna ogni tanto in un altrove che è stato casa sua.

E così stamattina, mentre mi separano una manciata di ore da una casa in cui ritorno sempre più raramente, mi chiedo già cosa mi attende al rientro in un luogo che invece mi è sempre più familiare, nel quale provo a costruirmi una qualche ipotesi di senso e dove mi confronto con una umanità quasi sempre interessantissima. Mi chiedo come cambierebbe il mio essere altrove se quel colloquio andasse bene e fissassi un nuovo inizio come quando sono stata assunta qui la prima volta. Mentre il treno va, io mi chiedo se davvero posso aspettarmi cose nuove senza avere sempre tutta questa ansia di prendere e partire. Una volta e per tutte

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