Sola andata

Sola andata

sabato 7 gennaio 2017

Fuori sincrono festivo

È di un tale conforto psicologico sapere che per me le feste sono appena cominciate. C'è stato un Natale anche per me, l'ho sentito inevitabilmente pure io passeggiando per le strade ipocritamente illuminate del centro, facendo auguri a destra e a manca, mettendo l'alberello mignon pure io sul mobile in cucina, con il palinsesto alla radio completamente stravolto...tutto per me era Natale pure se continuavo a lavorare in un ufficio bellissimo e vuotissimo. E adesso tocca a me non essere al lavoro a sopportare di nuovo il chiasso infernale alle macchinette del caffè, a ritrovare un'atmosfera generale che negli ultimi tempi avverto come sgradevole e faticosa. Al mio rientro mi attende la speranza di cambiare sede e tipo di lavoro e forse la mia paura di rientrare è legata al timore di questo piccolo desiderio infranto.

Qui a casa è tutto movimentato e tanto piacevole, tra cugine e vecchie amiche ritrovate, racconti belli come lo sono spesso quelli tra persone costrette a stare lontane e fare esperienze molto diverse. Ritornare a casa ormai è sempre così: osservare le cose che cambiano senza di me, un micio che tiene assieme gesti e attenzioni di genitori che forse avrebbero preferito occuparsi di biberon e pannolini che non sono mai entrati in questa casa. E poi questa pace, questo distacco dalle cose che mi riesce un po' meglio solo con l'allontanamento fisico da un luogo. Ho già raccontato di un ultimo scorcio d'anno un po' doloroso per la presa di coscienza di una mia incapacità di leggere i fatti in modo realistico. Garantisco che può non essere affatto facile fare i conti con una cosa del genere, non fin quando non riesci in quella operazione necessaria di capitalizzazione del dolore che avrebbe lo scopo di accrescere il valore individuale di lo prova. A suo modo è stato un investimento...si spera ad alto rendimento

La verità è che sono felice di essere qui a cavallo di festività ormai concluse per tutti abbinate ad una fase ulteriore di libertà "irregolare" mentre tutti gli altri stanno elaborando il trauma da rientro. A me piace osservare l'ordinario che necessariamente si ripropone sempre uguale a se stesso, quello dei buoni propositi già quasi scordati, quello che rimane quando l'eccesso di luci, di bontà, di paramenti posticci, di finta allegria lasciano il posto alla norma, al disagio quotidiano, ai problemi dimenticati e mai davvero affrontati. Mi piace avere una visione dall'alto e disimpegnata di questo faticoso passaggio, mentre io non sono tenuta a fare nulla di tutto questo...non con gli stessi tempi, non con lo stesso mood. Poi toccherà anche a me. Ma non ora. A me piace così. Onorare le feste. Finite, forse perché finte, solo per gli altri.

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