Sola andata

Sola andata

martedì 3 gennaio 2017

Di tagli, di pieghe, di fogli e di piaghe

Tra pochi giorni sarò in ferie anche io. È stato un periodo estremamente faticoso al lavoro perché l'ufficio era decimato non solo per le ferie poco fantasiose della massa festante, ma pure per le malattie non previste di quelli che sarebbero restati a garantire coperture, soprattutto di sportello. Però ce l'abbiamo fatta e sono stata davvero bene, come mi ero augurata, a lavorare in quella pace irreale.
 Oggi sono stata dal parrucchiere fighetto di via Monti, quello dove mi faccio dipingere pure le unghie e provo ad assecondare il concetto mai chiarito che un nuovo taglio di capelli è in realtà l'allegoria di un cambiamento più profondo. Nel mio caso ci stava semplicemente un'emergenza doppie punte e la voglia di vedere come sto con la frangia. Sono rimasta abbastanza contenta ma ancora non avverto i segnali di mutamenti esistenziali da messa in piega di antiche piaghe.

La sola nota davvero dolente è un senso generalizzato di affaticamento profondo, che tuttavia non mi impedisce di rispettare gli impegni per le cose che mi interessano, come allenarmi, rispettare il numero di pagine del libro che leggo pure se gli occhi protestano, camminare per ore e tutto il mio solito mantra fatto abitudini senza deroghe, ma in fondo pure senza uno scopo reale se non assecondare una continuità rassicurante e per questo fondamentale.

Oggi ho riletto un post di questa estate passata perché qualcuno degli avventori di questo blog lo ha ripescato e io ero curiosa di sapere cosa avessi scritto. È datato dieci luglio, racconta di faccende che mi hanno mortificato nell'adolescenza e che ho visto ripetersi tante volte nel mio vissuto successivo. Mi ha fatto tanta tenerezza rileggerlo a distanza di mesi, con una temperatura e pure una mia condizione abbastanza diversa da quella di allora. Prometto a me stessa che non permetterò ad altri di farmi del male senza che io abbia fatto nulla per meritarlo. Anzi non glielo permetterò neppure se me lo merito.

Intanto osservo il mio nuovo taglio e penso che mi ci abituerò presto e che la frangia modifica un po' le caratteristiche del mio viso e certe mie tipiche espressioni imbarazzate o timide. Un taglio nuovo è un po' come indossare una maschera diversa senza per questo rinunciare alla sincerità di un volto senza misteri. Ecco forse questa ipotesi mi piace di più di quella che pretende di vedere una frangia e una spuntatina dei promotori di cambiamenti interiori. Io questo compito lo attribuisco alla scrittura, quella bulimica attività che estrinseco su fogli scritti a mano e che disperdo per la casa, su questo blog il cui numero di lettori a tre cifre costituisce un autentico mistero per me, sugli appunti in un piccolo quaderno con le pagine colorate. Scrivere, e poi correre, e poi svegliarmi presto e poi il costante tentativo di essere un po' più generosa. Sono queste le cose che mi ossessionano e in cui trovo conforto in un mondo che quasi mai capisco e nel quale non sono capace di improvvisare senza combinare guai.

Sono contenta del mio nuovo taglio, forse perché in fondo i capelli crescono sempre. Non c'è niente di irrimediabile in un'acconciatura. C'è giusto una piega diversa. Ma di solito appena uscita dal salone  si affloscia...








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