Sola andata

Sola andata

mercoledì 2 settembre 2015

Com'è il tempo? Come vuoi che sia

Ci rimango sempre male quando mi accorgo che certe cose non durano per sempre. Uno pensa che si fa per dire e invece è proprio vero. Io ci provo a convincermi che la Brigitte Bardot dei vent'anni, per la cui bellezza disumana e perfetta in ogni minimo dettaglio rimango sempre impietrita, sia esattamente la stessa donna che è oggi. Cerco di affrancarmi dalla banalità del concetto di bellezza esteriore, o perlomeno di arricchirne il contenuto con lo spessore della maturità, dell'esperienza, dell'intelligenza, della portata umana che si acquistano con gli anni.

Ma al cospetto della bellezza che supera se stessa e che poi è condannata dagli imperativi del Tempo a lasciar traccia soltanto nei ricordi e nelle foto impietose di una grazia scomparsa, io faccio molta fatica a comprendere il vero regalo dell'esperienza, della saggezza, della consapevolezza.

Non vorrei arrivare a conclusioni ciniche, dicendo che in fondo la vecchiaia passa tutto il tempo che le rimane ad invidiare la giovinezza, la forza, il sogno e le aspirazioni di un tempo che ormai non ha più. Pure perché non mi spiegherei il motivo per cui tanti di noi hanno desiderato superare certe fasi della vita e andare avanti e dimenticare.

Ma non posso fare a meno di chiedermi a cosa pensa una donna così bella quando ad un certo punto non la guardano più? Come possa sentirsi un atleta che vince tutte le gare quando ad un certo punto ha il respiro corto? Quale sensazione di allontanamento provi una madre quando si rende conto che i suoi figli non hanno più bisogno di lei? Quanto può essere grande il senso di frustrazione e inadeguatezza che si prova nel comprendere che il proprio massimo nella cosa per cui si sente di essere nati comincia a retrocedere?

Forse la vera sfida col tempo sta proprio nella presa di coscienza di tutto questo e cioè pensando che se negli anni '60 ti consideravano la donna più bella del mondo, poi finalmente ti sei divertita molto di più ad occuparti di cani da salvare, piuttosto che di amanti fedifraghi; che per un atleta di lungo corso vincere tante gare può significare aver voglia di giocare partite diverse con lo stesso spirito di sacrificio sportivo; che se il tuo essere madre fino al midollo ti ha regalato un figlio che inventa la sua vita  senza il cordone ombelicale che ancora lo strozza, allora forse la tua è la vittoria delle vittorie.

Mah non lo so...non sono convinta, ma in fondo che scelta ho. E poi mica io sono Brigitte Bardot, mica sono Mennea, mica sono la mia fortunatissima madre ( Ahahah..e dai che scherzo...).
Sono sicura che io al tempo sono rimasta simpatica. Certi passaggi traumatici me li ha saputi risparmiare tutti  ;)








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