Sola andata

Sola andata

martedì 22 settembre 2015

Sull'importanza di muoversi da un posto. Anche fisso

Devo dire la verità. A me quella frase molto sciocca che, se decontestualizzata, meriterebbe il legittimo sconcerto di chiunque, detta da una ragazzina con l'ambizione di essere la più bella d'Italia, ma che sta là suo malgrado pure a rappresentare uno dei prodotti di una scuola che ha dimenticato il prorpio ruolo già dalla guerra punica, che è cresciuta e si è formata in un'epoca moralmente e ideologicamente piuttosto"problematica"...devo dire che in fondo non mi provoca un eccesso di stupore. Forse perché vi ritrovo anche responsabilità non sue.
Sarà sciocco da parte mia, ma confesso che mi stupii molto di più per la dichiarazione di un'altra aspirante miss di qualche anno fa, che avendo dalla sua l'ambizione di proporsi come non soltanto bella disse "vi prego di giudicarmi per come sono e non per come apparo" disse proprio apparo...e io risi moltissimo e pensai che la bellezza è nulla senza la grammatica. Diamine almeno la grammatica, qui davvero non c'entra niente la coscienza collettiva, la crisi dei valori, la decadenza morale. La grammatica si basa su canoni immutabili, eterni, certi, fuori da ogni opinione o dibattito o ideologia o sensibilità...diamine sei di coccio...pure la scuola peggiore ancora te la insegna benino!

Oggi per la prima volta ho chiesto informazioni sulla possibilità di cambiare ufficio. Non sarebbe la prima volta. Prima stavo in un posto di Milano che era distante un'ora e mezza da casa mia con i mezzi pubblici. Dopo un anno e mezzo mi hanno accontentato. Questo ufficio qui dista quaranta minuti a piedi che percorro con la stessa felicità di quando andavo all'asilo con solo la merenda nel cestino. Mi piace tanto quella passeggiata lì. Eppure ormai neppure in questo ufficio vicino non sto più bene. Non ho litigato con nessuno, faccio sempre lo stesso tipo di lavoro normale e senza particolari difficoltà, ci sono colleghe che non mi salutano mai e non ne ho mai conosciuto il motivo ma mi sta benissimo così, ce ne sono alcune a cui invece voglio molto bene, una capo team che vorrei avere fino alla mia pensione, un collega con cui ho avuto un alterco per uno stupido equivoco, un
altro che un giorno fa l'amico e cento no...sempre le stesse dinamiche, sempre le stesse cose. Niente
di drammatico, ma tutto mi pare che si mette di fronte a me a dirmi che questa opacità alienante e
ripetitiva potrebbe suggerire qualche stimolo al cambiamento...

Quando penso a queste cose poi di solito tremo perché alle sensazioni faccio seguire veramente le azioni.
È accaduto col mio primo lavoro vero. Due anni nelle Marche in Coop Adriatica dopo un corso fortemente voluto e molto sacrificato. E poi, e poi basta, mi sono rotta e mi sono licenziata. Me tornai a casa mia. Volevo fare il dottorato e avevo solo un mese per preparare l'esame. Sveglia alle cinque, incollata alla scrivania fino alle due, un'ora di pausa, incollata alla scrivania fino alle nove. Per un mese sempre così. Esame. Vinco il dottorato. Tre anni. No, non ci sono tagliata, non posso fare l'economista. Finisco il dottorato e vediamo che si può fare. Si tenta, si tenta...si arriva qui...

Che male c'è a non accettare condizioni che non ci piacciono più? Perché con gli anni si perde la voglia e il coraggio di osare per accettare la gabbia di un'esistenza tranquilla, prevedibile, fatta di conquiste troppo piccole per definirsi veri e propri traguardi?
Non c'è proprio niente di male. Se non fosse che la prima volta che mi licenziai avevo 27 anni e la seconda in cui conclusi un percorso che ne durava soltanto tre avevo 30 anni. In fondo potrei pensare di aver già osato abbastanza e che alla fine mi sia andata fin troppo bene, date la smania, gli azzardi e una congiuntura economica non certo favorevole alla gente troppo... choosy ( tanto per farmi detestare :)))

E allora com'è che da quando ho smesso di fare tentativi mi pare di essermi rinchiusa da sola in una specie di galera dell'esistenza rassicurante, da cui comincio ad avere paura di uscire, ma in cui sono terrorizzata di rimanere per sempre?








2 commenti:

  1. I luoghi di lavoro sono per la maggior parte asfittici. Io avrei idea di un nuovo percorso di studi, sarebbe logisticamente impegnativo, ma mi libererebbe anche energie nuove.

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