Sola andata

Sola andata

giovedì 17 settembre 2015

Pomeriggio "libero"

la mia giornata lavorativa si articola prevalentemente così. Se non svolgo attività di sportello, rimango inchiodata alla mia scrivania a svolgere compiti che per fortuna non richiedono una grande scienza, con le cuffie nelle orecchie, e un silenzio interrotto solo da qualche telefonata o dal bisogno formale di intessere qualche modesto dialogo con i miei colleghi di stanza. Se fossi una mia collega direi che non sono propriamente la prima persona che mi verrebbe in mente quale simpaticona dell'ufficio con cui farsi quattro risate, e neppure quella a cui chiedere pareri professionali.
Vivo le mie ore di lavoro esattamente per quelle che sono: la mia risorsa-tempo ceduta per produrre un servizio. Non cerco gratificazioni in questo e in fondo ritengo che non sia neppure fondamentale che ci debbano per forza essere. Almeno fino a quando mi sarà corrisposto uno stipendio.

Quello a cui invece tengo tantissimo è il mio tempo residuo, quello libero, del quale ho spesso un certo timore perché di quello sono io la sola responsabile. Ho il terrore di usarlo male, se non addirittura di sprecarlo e questa per me è una cosa davvero spaventosa.

Però di ieri pomeriggio sono proprio contenta. Mi è sempre piaciuta Natalia Aspesi, è una donna spiritosissima, arguta, splendida osservatrice del costume e con una mirabile capacità di raccontare il tempo, al punto che dopo che l'hai ascoltata ti pare di occupare lo spazio con un peso specifico maggiore.
E stata un'ora a parlare di un suo libro scritto nel 1973 e appena rieditato. Ha tenuto a precisare che non se lo è riletto e che non ne ricorda quasi nulla. E così Gad Lerner che la presentava è stato al gioco saltellando tra i capitoli leggendone dei piccoli passaggi.  Ha toccato un po tutti i temi dell'evoluzione femminile, di cosa sia cambiato negli anni per la donna, in quanto moglie, in quanto madre, in quanto lavoratrice, in quanto vittima, protagonista, guerriera...in un eterno confronto con l'uomo nel tentativo di equilibrarne i rapporti di forza. Tutto raccontato senza un briciolo della retorica certa in cui si scade per certe tematiche.

L'ho trovata esilarante quanto ha raccontato dell'orgoglio di vedova di sua madre, in quel tempo in cui le donne non avevano diritto a nessun piacere, neppure fisico. Ma subito dopo non ho potuto non commuovermi quando ha ricordato il suo compagno di una vita e di quanto le sia dispiaciuto che sia morto. Una tenerezza che difficilmente scorderò.

Di quel bel pomeriggio di ieri, in una Feltrinelli piena, anche se io ero di gran lunga la meno anziana, ricorderò una donna spiritosissima e dolcissima, un Gad Lerner completamente rapito da quella piccola e irresistibile intellettuale, milanese fino al midollo, e mi ricorderò pure di me e di come mi è piaciuto sentire il racconto bello di una giovane giornalista discriminata in una redazione tutta maschile, sbolognata da subito a fare l'inviata negli ospedali, nei nascenti gruppi femministi...nei posti dove il mondo non sembrava ancora così interessante e nel quale invece si stava ridisegnando la visione stessa di quella vita che lei cominciava a osservare e a raccontare.

Ci sono donne che trovano la loro strada proprio grazie ai mille ostacoli e insidie che si frappongono tra quello che la sua natura le detta e quello che il mondo non è Disposto a concederle.
E poi ci sono quelle che hanno avuto la fortuna di vivere in un mondo apparentemente più risolto, ma forse meno ispiratore di sfide esaltanti...
Ma io penso che, come al solito, è tutta colpa mia...altrimenti non mi dispiacerebbe cosi tanto pensare che io in Feltrinelli a parlare del mio lavoro di quarant'anni prima non ci andrò mai...
Mi rimane solo da coltivare al meglio il mio talento per il tempo libero e provare aD affermarmi con quello ;)
Il bello del blog è che nessuno mi è abbastanza vicino per picchiarmi ;)

Uh...il libro rieditato si intitola " delle donne non si sa niente"

1 commento:

  1. Un pomeriggio da ricordare! Una volta me ne potevo concere qualcuno anch'io, adesso arrivo troppo tardi dal lavoro e se posso vado a camminare.

    RispondiElimina