Sola andata

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venerdì 25 settembre 2015

La prima luce

"La prima luce" è un buon film. Spesso mi si rimprovera di parlare sempre troppo bene dei film che vado a vedere, provocando delle legittime perplessità sulla mia capacità critica. Io penso invece che i film che vado a vedere siano il frutto di intuizioni felici sulla qualità delle storie e che una buona selezione a monte mi consente poi di ridurre al minimo le delusioni per certe scelte. A questo bisogna aggiungere che se mi metti in un cinema, poi il mio tasso di felicità aumenta anche solo per questo "vantaggio di localizzazione" :)
Il film di Marra ha secondo me dei pregi che vanno oltre il merito di una storia che funziona e che è raccontata bene, perché è basato su una intuizione assolutamente non banale e credo mai trattata prima a cinema. Vediamo se riesco a dirla. Il tema è quello della separazione e dell'affidamento dei figli, tema ovviamente non nuovo. Meno affrontato quello della separazione nei matrimoni in cui non c'è solo la legge italiana a dirimere le questioni e in quale maledetto ginepraio si possa incappare quando si finisce in certi processi, in paesi dove le leggi, la cultura, le procedure sono anche enormemente differenti da quelli della propria patria. Una situazione davvero difficile da immaginare anche vagamente.

L'altro elemento che ho tanto apprezzato di questo bel film è la maniera in cui viene raccontato il tema dell'incomunicabilità di coppia. Ci stanno questi due, lui barese e lei cilena, che si capisce che di amarsi non hanno smesso mai, che tra di loro c'è un legame che va oltre la loro stessa incapacità di trovare un punto d'incontro. Che però non riescono a farsi del bene in alcun modo, perché hanno codici esistenziali completamente differenti, perché percepiscono il mondo attorno a loro in modo diametralmente opposto. Ma c'è un figlio. Che entrambi amano. C'è un padre meraviglioso, presente, innamorato di suo figlio, da cui è impensabile staccarsi. E poi c'è una madre che se ne vuole tornare in Cile, un paese emergente dove il futuro comincia a promettere il meglio, molto di più di una città come Bari, ormai disperata e indolente come tutto il meridione che sta rappresentando. Se ne vuole andare col figlio e lo vuole tenere lontano dal padre, più o meno per sempre.

Si può essere un buon genitore pure quando non si riesce ad essere un marito ideale e questo la legge, di qualunque stato, non può escluderlo. I legami succede che alle volte si rompano non solo per mancanza d'amore, ma pure per oggettiva impossibilità di reciproca convergenza, per impossibilità di vivere sotto lo stesso tetto. E questo non è colpa di nessuno. La vera colpa è semmai non tenere conto
di quanto sopravvive da queste macerie, come il bisogno insopprimibile di ciascuno dei due genitori
di veder crescere e amare un figlio nato da quel rapporto sbagliato.
Il finale non fornisce alcuna risposta in merito all'esito legale definitivo ( o meglio la fornisce ma è talmente inaccettabile che è impensabile che sarà pure applicata).
Ne fornisce un'altra. Che è la migliore soluzione possibile. In un mondo che piacerebbe persino a me.


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