Sola andata

Sola andata

sabato 18 luglio 2015

"chi parla male, pensa male e vive male"...e spesso fa vivere male gli altri

Circa due mesi fa è venuto Nanni Moretti a Milano a parlare del suo "Mia madre". Io, che sono cresciuta nel culto dei suoi film, visti e rivisti decine di volte ciascuno, che potrei citare a memoria interi spezzoni, che delle sue ossessioni ho fatto il mio personale bagaglio di esorcismi al baratro esistenziale (no, non esagero è proprio così), quando ho realizzato che finalmentelo avrei visto in carne ed ossa, mi sono sentita come un'adolescente al primo appuntamento.

Mi ero appena operata al piede, la ferita era freschissima, giravo con le stampelle. Quando sono arrivata al cinema mi sono trovata una marea di altri "devoti" morettiani per i quali ho provato una gelosia infantile. In biglietteria mi dissero che a causa del numero eccessivo io avrei avuto posto nella sala accanto in videoconferenza. Ovviamente non permisi che andasse così. Con le mie stampelle e il mio piedino maciullato mi infilai nella sala in cui lui sarebbe stato, costringendomi a stare tre ore in piedi, ma in prima linea a contemplare uno dei principali responsabili della mia formazione.

Promisi a me stessa di non cedere alla tentazione di  fargli delle domande: qualunque cosa gli avessi chiesto sarebbe stata di certo troppo stupida o non degna di lui. Poi sentii cosa gli chiesero gli sprovveduti che osarono rivolgersi a lui e riconsiderai subito il mio eccesso di pudore. Addirittura si alzò una vegana che gli chiese se volesse farsi promotore della causa servendosi di un bicchiere di Nutella vegana....mio dio, era seria e non scorderò mai l'espressione di malcelato sconcerto di Moretti.

Ecco, io capisco che tutti abbiano il diritto di dire la propria e che se possono esprimersi e se qualcuno è disposto ad ascoltare e dare delle risposte, allora io devo accettare con gioia questo "splendido" esercizio democratico. 

Però io ero li, in piedi da tre ore e con un piede infermo, ci stava Moretti, un inarrivabile, uno che ha condizionato la grammatica del pensiero per intere generazioni, e c'è chi non avendo chiaro nulla di tutto questo ha creduto di avere il diritto di umiliare le suggestioni di un intero pubblico che incontra il proprio riferimento.

Credo che accada molto spesso. Quello di non riuscire ad entrare in modo corretto nello spirito delle cose, di credere di saperla bene al punto che "ora te la spiego io" e invece ci si trova su tutt'altro emisfero, fino a risultare del tutto ridicoli e inopportuni. Che brutta cosa, pure perché uno mica se ne rende conto, mica sono tutti così delicati da fartelo capire con i giusti toni, mica si è sempre così autocritici da arrivarci da soli....forse la mia è una forma di intolleranza su cui dovrei lavorare, un limite alla capacità di ascolto. Oppure semplicemente la stupidità esiste davvero e spesso può essere arduo evitarla senza risultare antipatici...

La verità forse è che avrei voluto essere l'unico pubblico di Moretti, essermi riservata il posto a 
sedere che non avevo trovato, aver trovato il coraggio fargli tutte le domande che da tutta una vita 
tenevo in testa. 
Mangiare pane a Nutella con lui mentre ragioniamo su quanto davvero le parole siano importanti. O se non lo siano di più le intenzioni che le sostanziano




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