Sola andata

Sola andata

mercoledì 22 luglio 2015

Specialista o generalista?

Sono giorni un po' faticosi. Di un anno molto faticoso. E non credo sia solo per il caldo eccessivo, che appanna i sensi, indebolisce la volontà, rallenta lo spirito. Dovrei dormire. Vorrei un po' di mare. O anche semplicemente una buona idea da coltivare per più di quattro minuti.
Credo che il mio vero guaio sia l'eccesso di superficialità verso quasi tutto quello che mi piace. Se fossi intellettualmente onesta farei della mia passione del momento, i film di Ozu, una ragione di vita fino a quando non mi sia passato davanti l'ultimo fotogramma dei suoi quasi sessanta film. E avrei dovuto fare cose del genere pure per i libri di Roth, per la macroeconomia, per la linguistica italiana, e perché no pure per i mille modi di cuocere le uova che tanto adoro.
E invece mi concedo solo passioni passeggere, che durano il tempo subito precedente a quello del diventare davvero competente. È come se avessi paura, come se non mi sentissi all'altezza di una conoscenza davvero evoluta, come se avvertissi troppo il peso della fatica che questo comporta.

Anche le ossessioni primordiali non attecchiscono al punto da diventare delle note caratterizzanti. Per dire, in questa fase vivo un trasporto di amore appassionato per il Müller alla vaniglia,  illudendomi che sia uno yogurt piuttosto che l'agglomerato di zuccheroso colesterolo che in realtà è. Ma lo so già che non esiterò prima o poi a lasciarmi distrarre da altro appena il mercato mi avrà inquadrato meglio...
 Non è bello il dilettantismo, costeggia perennemente la mediocrità, non lascia afferrare l'essenza reale delle cose, non è davvero interessante né divertente.
Ma come si fa? Ci vuole tempo? O semplicemente metodo? O il talento accompagnato all'entusiasmo? Oppure un bravo maestro? Una forte motivazione? L'inquietudine? Tanta fame?

In realtà a me "planare" sulle cose piuttosto che penetrarle piace tanto. Mi piacciono i panieri pieni di cose tanto diverse ma tutte utili, da cui pescare e reinterpretarne creativamente gli usi. L'eccesso di
specializzazione mortifica la creatività e finisce col concentrarsi sull'infinitamente piccolo.
Che, ma guarda un po', è approssimabile al nulla.

Non è vero. Ma ho una giusta causa da perorare: il bisogno di perdonarmi almeno quando fa così caldo e non ho la forza di essere neanche di poco migliore di quello che sono

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