Sola andata

Sola andata

venerdì 10 luglio 2015

Lasciare un segno. O lo zampino

Sono cresciuta senza mai poter avere animali in casa. Mia madre era contraria e per dissuadermi diceva sempre " niente cani e gatti perché quando muoiono ti dispiace". Per quanto trovassi piuttosto convincente la motivazione del diniego, credo di aver sottratto molto tempo alla mia spensieratezza infantile a cercare di capire perché questa cosa non valesse per tutti legami affettivi, durante i quali direi che sostanzialmente interagiscono esseri che muoiono e per i quali i sopravvissuti più o meno si dispiacciono. Poi non ci pensai più perché capii che era solo una scusa per tenere pulita la casa.

Quando abbiamo traslocato, per passare da un appartamento ad una casa indipendente con un bel giardino, un giorno si presenta un micio bianco piccolo piccolo. Guarda mia madre fissa negli occhi e riesce a rimediare acqua e latte. Rimarrà fino alla fine dei suoi giorni. Sono passati cinque anni e mia madre, che ora non vive senza gatti intorno, di quel micio li, sfrontato e tenerissimo, non si è scordata mai. Mio padre ha ancora la sua foto nella schermata principale del Pc e del cellulare.
Qualche anno fa ho adottato anche io il mio micino milanese. Pablito è stato con me circa un anno. Non saprei dire quanto avessimo davvero legato. Io ce l'ho messa tutta a farlo sentire il vero padrone di casa, amato per quanto mi era possibile e coccolato per come ero capace. Però erano troppe le ore in cui lo lasciavo solo ed era una pena vedere quegli occhi,verdi verdi proprio come i miei, che mi salutavano la mattina quando uscivo. Non era felice, ormai lo sentivo, e così la terza volta che è venuto a Napoli con me ho lasciato che i miei lo tenessero in comodato d'uso gratuito.

Mio padre ormai non se ne separa mai, è il suo primo pensiero del mattino e quando la sera mi telefona e mi racconta delle malefatte di Pablito, se non sapessi che sta parlando di un gatto, penserei
che si sta trattando di un bambino magico dotato di talenti speciali e venuto in terra per salvare il
mondo. Mia madre mi racconta che quando lo vede arrivare in salone e lei è seduta sulla sua poltrona, si alza subito e gli cede il posto perché ormai ha deciso che quello è il suo posto in quella stanza.

È andata così, mi pare un giusto contrappasso, al dispiacere della perdita futura si rimedia con l'appagamento di un legame profondo, silenzioso, intelligente e divertente.
E quella me bambina? Che voleva cominciare subito con tutta questa puffosa tenerezza? Che avrebbe voluto scoprire da sola quanto valeva la pena di provare la pena del distacco? che avrebbe preferito sapere come sarebbe andata mentre eravamo tutti vivi?

Credo che sia più o meno così che ho cominciato a chiedermi quante cose belle mi sono persa nella vita solo per la paura di perderle prima di averle vissute. I miei sono stati più fortunati di me a recuperarle.
Ma in fondo Pablito è solo in prestito. Prima o poi toccherà anche a me ;)

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