Sola andata

Sola andata

mercoledì 1 luglio 2015

Segni indelebili

Quando decisi di farne uno avevo trentasei anni suonati. Mille dubbi e perplessità pur sapendo che lo avevo sempre voluto. Ma come si fa...ma mi posso fidare...ma da chi vado...
Poi un giorno mi decido e vado dalla collega più dark/punk/hard rock che abbia mai conosciuto e le chiedo tutto. Mi voglio fare un tatuaggio ma tengo paura. Lei, che ne è coperta dalla testa ai piedi, mi guarda come un'aliena, trovando strano proprio tutto quel mio assurdo timore. E così dopo due giorni mi prende e mi porta dal suo tatuatore. Mi dice che posso chiedergli qualunque cosa che tanto lui è l'equivalente maledetto di Caravaggio ( ...giusto così per rassicurami....).
Era un caldissimo pomeriggio di giugno, Caravaggio aveva appena fumato, era un po' ubriaco e, mentre io provavo a decidere cosa farmi imprimere per tutta la vita sulla pelle, lui continuava a ripetere che quel giorno non aveva proprio voglia e che gli si chiudevano gli occhi dal sonno.
Gli dico che posso ritornare un'altra volta, ma lui mi "rassicura" e mi dice che mi farà quello che gli chiederò.

Ancora oggi non so come feci a decidere di fidarmi di lui, e perché avessi tutta questa urgenza di porre un segno definitivo sul mio corpo e neppure quale strano incantesimo si realizzò in quel piccolo laboratorio Alle spalle di largo marinai d'Italia. So però che quel tatuaggio fu per me un piccolo rito di iniziazione, la percezione esatta di scelta irrevocabile, la sfida a tutto ciò che è temporaneo e passeggero. 
Decidemmo assieme le varie ipotesi e poi elaborammo al computer la figura di due leoni stilizzati che si scontrano. Nessuna particolare simbologia se non l'aumspicio di forza e coraggio.
Il mio tatuaggio sulla schiena segna il mio vero passaggio all'età della consapevolezza. ne fui felice in modo infantile.

Di quel pomeriggio assolatissimo di una Milano semidesertica, in quel piccolo laboratorio più' simile ad una catacomba che a un negozio, oltre ad un ago che mi pizzicava la pelle facendomi sentire un dolore bello, caldo, religioso,  mi ricordo di una signora russa molto bionda e giunonica con una scatola piena di grilli appena nati e poi di un signore molto anziano e pieno di tatuaggi "accumulati" in una vita intera.
Il mio Caravaggio, benché ubriaco e un po' fumato, fece un ottimo lavoro. 

Durante tutta la seduta ragionammo sul perché ci sono persone che decidono in un certo momento di imprimere sulla pelle le cose più disparate. Per pura vanità, per trovare la maniera di fermare un momento preciso della propria vita, onorare un simbolo, un'idea, un verso, un eroe, o anche solo per portare addosso un disegno ben fatto. Tatuarsi e' probabilmente il tentativo ad alto rischio di fare del proprio stesso corpo una forma d'arte vagante e strumento autonomo di comunicazione.

Quando il tatuaggio fu completato mi resi conto che ciò che mi incuriosiva davvero in quel momento
era sapere come avrebbero reagito i miei. E il fatto che a loro piacque molto costitusce ancora oggi
una delle più rivelatrici fonti di stupore della mia vita.

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