Sola andata

Sola andata

mercoledì 13 maggio 2015

Dello star comodi a fatica

Sono belli. Quando non vogliono che capisca parlano arabo. Litigano come pazzi e poi all'improvviso smettono e ridono. Mi hanno fatto dei lavori di ristrutturazione proprio belli, forse hanno impiegato più tempo del dovuto, forse mi hanno pure chiesto un po' troppo... però se ogni tot di anni non rifaccio trucco e parrucco alla mia tana mi pare di non sentirla più casa mia.

ora è tutta verde, ho fatto fare un gigantesco armadio a muro dove metterò la metà degli abiti che avevo prima, perché nel frattempo che metto a posto provo pure a mettere via. E poi il bagno bello bello in modo assurdo...

Sono anni che l'appartamento adiacente al mio è stato messo all'asta dopo un esproprio. Ormai lo danno via praticamente gratis. Tutti mi dicono "prendilo. Quella casa è lì apposta per te". No. Io non voglio una casa più grande. Cosa se ne fa una persona sola di una casa in cui potrebbero starcene quattro? Dice: ma staresti tanto più comoda. Io non voglio stare comoda. la comodità è una zavorra che progressivamente tiene inchiodati al divano di fronte alla TV con cibo spazzatura. La comodità appanna i sensi, invoglia alla pigrizia, fa passare la voglia di uscire e di abbattere i muri, fossero anche semplicemente quelli delle proprie pareti.

Penso a tutte queste cose e intanto mi spiego quasi tutte le altre...sulla manutenzione e sulla fatica che si fa per contrastare i cambiamenti che non ci piacciono e che pure semplificherebbero quasi tutto. Sull'idea che uno si fa di luogo che non sia troppo comune. Sulla difficoltà di essere se stessi in uno spazio e  in un tempo che vorremmo sentire più nostro con aggiustamenti, sottrazioni e aggiunte



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