Sola andata

Sola andata

venerdì 1 maggio 2015

C'era una volta il primo ed il primo era maggio

Piove da stamattina qui a Milano. A quest'ora tutto quello che c'era da sapere di quanto è accaduto è ormai cosa nota. Cominciano finalmente i sei mesi nei quali indovinare la svolta epocale a cui l'umanità assisterà a colpi di ricette di Bottura. E così, mentre le alte cariche inaugurano, soltanto in italiano (!!!!) l'esposizione universale, nel centro della città 500 deficienti tentano con un certo successo di devastare le strade meglio messe di Milano.

Io non ero lì dove tutto questo accadeva. Ho passato due ore magnifiche della tarda mattinata qui in casa con due ragazze molto simpatiche. Poi loro sono andate via e io ho cucinato cose per una settimana intera, interrogandomi senza abbastanza curiosità  su cosa stesse bollendo nelle pentole del padiglione tailandese. Poi ho ascoltato un pezzo del concertone e mi sono chiesta come sia possibile che non ci si sia ancora stancati di questi primi di "maggio-fotocopia" che parlano una lingua vecchia, impoverita e fasulla che tratta vecchi temi con metodi arcaici.

Non c'è niente di quello che è accaduto oggi che evochi un'aria nuova, che giustifichi il mettere il naso fuori di casa anche oggi che piove, che la disoccupazione ricomincia ad aumentare, che l'Expo ridendo e scherzando alla fine eccola qua e con una certa presunzione cerca di farti scordare come ci è arrivata.
Mi pare una bella cosa non avere voglia di spaccare tutto, di non voler buttare trenta euro e passa per vedere come coesistono nello stesso spazio Eatly e il McDonald, di non sognare più di essere al"concertone" perché tanto Bertoli non c'è più da un pezzo e "Lo Stato Sociale" vengono pure al Carroponte tra pochi giorni.

Ci vuole un bello stomaco a pensare che il primo maggio sia ancora un giorno di festa. Ma ce ne vuole ancora di più ad accettare che sia diventato un giorno come tutti gli altri senza che sia stato fatto abbastanza per impedirlo

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